Il sogno di un'apocalisse ossessiona il subconscio della società mercantile.
Solo l'idea di una rapida distruzione l'ha aiutata a sopportarsi, a contemplare
il suo riflesso progressivamente incancrenito. La disperazione vendicativa dei millenaristi
e dei rivoluzionari suicidi è stato il suo specchio più fedele prima che la sopravvivenza
rivelasse la sua realtà d'agonia climatizzata, il suo suicidio al rallentatore inutile
da perseguire, perché arriva per forza di cose.
Mentre la criminalità, Il terrorismo e i suoi edulcorati sostituti, esprimono
i sussulti di una volontà di potenza moribonda, cresce la voglia di una festa funebre
che inghiotte tutto il vecchio mondo in un'attesa in cui i piaceri servono da passatempo.
Arrivati all'ultima degradazione, quando gli stessi sensi subiscono la
riduzione dal biologico all'economico, i piaceri rivelano allo stesso tempo sia
la loro inversione millenaria che la parte di vita assolutamente ribelle al recupero
mercantile.
L'ultimo ponte della proletarizzazione è gettato su un nuovo sentire
da dove contempleremo il suo crollo finale.
Una natura rinascerà poco a poco dov'è il desiderio creerà l'organo.
Il piacere di vivere non ha né regole né leggi ciò che lo definisce,
lo circoscrive, lo specializza è precisamente ciò che lo nega e lo rovescia: il
lavoro, la costruzione, lo scambio, la separazione e la colpevolezza.
Mi rifiuto di scegliere tra due forme di morte, la mia sola stella è
quella della vita a oltranza.