..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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martedì 24 maggio 2016

Vietato vietare

«Vietato vietare» era uno slogan del ’68. anche se rivolto contro il sistema dell’epoca, sintetizzava lo spirito con cui tale tema era trattato. Massima libertà ma anche massima responsabilità. Molti divieti oggi in vigore sono strettamente connessi con la società in cui siamo costretti a vivere. Pensiamo all’assurdo divieto di circolazione imposto agli immigrati, che li rende perciò clandestini, privi di diritti, e che li costringe a viaggi ad alto rischio. Oppure il divieto di ingresso in una “proprietà privata”, che può essere anche una strada, un giardino, un cortile, un bosco, una spiaggia … Vi sono poi dei divieti morali, egualmente pesanti: il divieto di fare sesso propugnato dalla Chiesa ai giovani non ancora sposati, il divieto di usare anticoncezionali. Ci sono divieti legati alla condizioni di disuguaglianza sociale, come il divieto di rubare: applicato a chi vive in condizioni di povertà e di indigenza è un controsenso (De Andrè cantava in «Nella mia ora di libertà» … “[…] Ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame […]”) un vero accanimento repressivo che porta alla carcerazione di chi ruba un pacco di biscotti, mentre i grandi ladroni delle società finanziarie e delle multinazionali, che lasciano sul lastrico milioni di famiglie, la fanno sempre franca.
Nella società attuale, come è organizzata oggi, il divieto punisce chi commette l’infrazione ma non elimina la causa che l’ha generata. Facciamo un esempio che può sembrare duro, assurdo, ma vi prego non fraintendete: divieto di stuprare, ovvero costringere una persona a soggiacere ad un’altra. Anche se inconsciamente possiate ritenere giusto questo divieto, chiedetevi perché un individuo dovrebbe costringere un altro con la forza a cedere alle sue voglie sessuali? Una sana educazione sessuale, una serena e libera padronanza del proprio corpo e dei propri impulsi sarà sufficiente a dominare, a controllare, autogovernate i propri desideri e ad esprimerli liberamente. Altro esempio: vietato fumare nei locali pubblici. Anche in questo caso una sana educazione civica, una presa di coscienza di non arrecare danno e fastidio agli altri, fa si che si capisca che il fumo, otre a far male, può non essere gradito da altri. Potremmo continuare così all’infinito. Nella società liberata la maggior parte dei divieti attuali, se non addirittura tutti, non avrebbe più alcun senso perché ne cadrebbero i presupposti; l’educazione borghese e sessista, la povertà e i privilegi, il concetto di proprietà e via di seguito … Ogni altro tipo di divieto sarebbe oggettivo e ovvio, in quanto la libertà di ognuno dovrebbe rapportarsi con la libertà degli altri, senza entrare in collisione, ma realizzandosi e complimentandosi in essa.