..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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venerdì 16 giugno 2017

In ogni caso nessun rimorso

[…] L'uomo seduto sul pavimento guardava i detriti intorno a lui. Un frammento di soffitto lo aveva ferito al volto. Fissò le due pistole con un'espressione strana, quasi le vedesse per la prima volta. Scosse la testa, sorrise. Aprì lentamente le dita, e le pistole ruotarono su se stesse, rimanendo appese agli indici. Continuò a guardarle oscillare, con le bocche rivolte al suo viso. Nel fondo di quei piccoli tunnel oscuri, c'erano le teste lucenti di due pallottole pronte a scattare verso le sue tempie. Forse era giunto il momento di liberarle, di dare un bersaglio sicuro alla loro corsa. Il cuore pensò, ipnotizzato dal movimento ondulatorio dell'acciaio brunito. Meglio puntarle al cuore. Fermare finalmente quel cuore maledetto, che aveva pompato per anni un sangue schiumoso di sensazioni dolorose, riempiendo le arterie di rancore per le umiliazioni, le stesse che tanti sopportavano senza impazzire, mentre in lui avevano provocato una sete di vendetta inestinguibile.
Si chiese per quale oscura macchinazione del destino nascano uomini diversi dagli altri, da tutti quelli che rimangono a capo chino fino all'ultimo dei loro giorni, in una rassegnazione muta, che rende quei giorni uguali e le notti inesistenti. Si chiese perché a qualcuno tocchi in sorte di non trovare pace ogni volta che tramonta il sole, dannato dall'attesa di un'alba che arriva sempre troppo presto, pronta a dimostrare che ogni oggi sarà peggiore di ogni ieri. La pistola appesa al dito destro la punterò al cuore, pensò, e l'altra al ventre. Perché le viscere avevano ancora più colpa, con quel loro fuoco che bruciava dentro fin da bambino, alimentato dalla fame, dalle bastonate, dall'inutilità di qualsiasi sforzo compiuto per sfuggire al marchio della miseria. Ma non erano state le privazioni ad accenderlo. Questo lo sapeva, era inutile provare a ingannare la realtà. Milioni di esseri umani nascono poveri, ma sono pochi quelli che si consumano e si contorcono per quel fuoco acceso da una sensibilità nefasta, che fa fremere la pelle, che annebbia la ragione, che si trasforma in bisogno d'uccidere ogni volta che si sente ferita.
E altre due pallottole se le meriterebbero gli occhi, pensò, questi occhi nemici della mia sopravvivenza, che si sono soffermati su ogni cosa servisse a trarne sofferenza, rifiutandosi di scorrere sulla vita come davanti a uno spettacolo estraneo. Occhi che avevano scrutato la volgarità di volti insopportabili, che trasudavano arroganza, facce di vincitori tronfi e convinti della propria invulnerabilità. Occhi che si erano creduti in diritto di formulare paragoni all'infinito: a ogni faccia oscenamente sazia, ne sovrapponevano una scarna e triste.
Abbassò le palpebre, fino a serrarle con forza. Il buio agognato non arrivò. A occhi chiusi, tornava a vedere ciò che la luce del mattino riusciva a tenere lontano.
 [---] Riaprì gli occhi. E solo allora si accorse delle schegge che turbinavano nella stanza. Un'altra scarica di fucileria. Il legno delle pareti assorbiva il piombo senza farlo rimbalzare, e nell'angolo dove stava seduto non potevano raggiungerlo con un tiro diretto. Prese un foglio, lo ripulì dalla polvere, cercò la matita e la trovò sotto un lembo di tappezzeria strappata. Poi cominciò a scrivere. “Io Jules Bonnot... ” Si fermò. Tenendo il foglio con due dita, strappò via la striscia col suo nome. Loro sapevano benissimo come si chiamava, tanto valeva non rendersi ridicolo con quell'inizio da burocrate. Riprese a scrivere, indifferente ai calcinacci che gli cadevano sulla schiena.
"...Non chiedevo granché. Camminavo con lei al chiaro di luna nel cimitero di Lione, illudendomi che non vi fosse bisogno d'altro per vivere. Era la felicità che avevo inseguito per tutta la vita, senza esser capace neppure di sognarla. L'avevo trovata, e scoperto che cosa fosse. La felicità che mi era stata sempre negata. Avevo il diritto di viverla, quella felicità. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, peggio per voi, peggio per tutti... Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti si, ma in ogni caso nessun rimorso..."