...... Ci si risponde che oggi è impossibile di restar ricco, di
conservare e ancor dì meno d'aumentare la sua fortuna, senza lavorare. E sta
bene , ma intendiamoci: c'è lavoro e lavoro; c'è il lavoro della produzione, e
c'è il lavoro dello sfruttamento. Il primo è quello del proletario, il secondo
è quello dei proprietari, in qualità di proprietari. Colui che fa fruttare le
sue terre, coltivate dalle braccia d'altri, sfrutta il lavoro d'altrui; colui
che fa valere i suoi capitali, sia nell'industria, sia nel commercio, sfratta
il lavoro d'altri. Le banche che si arricchiscono con le mille transazioni del
credito, i finanzieri che guadagnano alla Borsa, gli azionisti che percepiscono
dei grossi dividendi senza muovere un dito. Tutta questa gente sono lavoratori,
ma che lavoratori, sommi dèi ! Dei grassatori, degli sfruttatori di strada. E
si noti bene che i ladri e i briganti ordinari sono più seriamente dei
lavoratori, perché, almeno, per arricchirsi, fanno uso delle loro proprie
braccia. È evidente, per chi non vuol essere cieco, che il lavoro produttivo
crea la ricchezza e dà al lavoratore la miseria; e che solo il lavoro
improduttivo, di sfruttamento, dà la proprietà. Ma poiché nel la proprietà sta
la morale, è. chiaro che la morale, tal quale l'intendono i borghesi, consiste
nello sfruttamento del lavori altrui.
Michail Bakunin