Ci asterremo, come abbiamo sempre
fatto. Eppure sentiamo il bisogno di spiegare bene il perché di questa scelta,
che si ripete da un secolo e mezzo ma non é per noi una scelta obbligata. Non
ci piace esser schiavi di niente e di nessuno. nemmeno in questo caso. Ci piace
ragionare, argomentare, discutere.
La scelta dell’astensione ha un
suo significato preciso, specialmente oggi, 2018.
Gli anarchici sono l‘unico
movimento che non partecipa alle elezioni politiche. In un mondo in cui la
gente che si reca alle urne va generalmente calando, siamo sempre più
circondati da persone che apparentemente fanno come noi. E a togliere
originalità e forza al nostro astensionismo c’é il fatto che sempre più cresce
il numero di coloro che non vanno a votare, al punto che anche la media europea
oscilla ormai intorno alla metà degli aventi diritto, con una tendenza ad un
ulteriore ribasso.
Ma c‘é una sostanziale, abissale
differenza tra l’astensione di chi, come noi, fa questa scelta perché
interessato e impegnato quotidianamente nel tentativo di contrastare il potere
e di favorire esperienze alternative di autogestione e comunque di critica, e
il disinteresse per la vita sociale e, in questo contesto, anche per il voto,
di chi se ne frega comunque.
Il nostro astensionismo niente ha
a che vedere con quello di chi diserta le urne perché “se ne frega",
“tanto non c’é più nessuno che sappia comandare”, ecc ... La nostra astensione
é uno dei nostri modi per partecipare alla vita sociale, cercando di
indirizzarla verso modalità di partecip/Azione diretta, autogestione, presa in
carico dei problemi da risolvere.
Invece fregandosene, alla fine
non fa che favorite il potere, i potenti. il loro dominio quotidiano.
Non a caso noi abbiamo sempre
parlato del nostro come di un astensionismo rivoluzionario, maturato nel
contesto della nostra attività sociale anche politica contro il potere in tutte
le sue espressioni. Non serve a niente brontolare e lamentarsi il giorno delle
elezioni, restare a casa e disertare le urne. se non ci siano dietro
riflessioni e azioni che possano delegittimare il meccanismo elettorale e far
comprendere alle persone, alla gente, che solo sforzandosi di riprendere in
mano il proprio destino individuale e collettivo e cercando di costruire una
società estranea a sfruttamento, repressione e ingiustizie, si potrà dar vita
ad un percorso, non certo facile, che avrà bisogno della partecipazione di tanta,
ma proprio tanta gente cosciente e interessata al proprio futuro.
Noi pensiamo che la delega ai
potenti di turno per risolvere i problemi sociali, dalla disoccupazione alla
violenza di genere, dai diritti negati alla mancanza di solidarietà, ecc., sia
un messaggio sbagliato. Con la nostra scelta astensionista, ci schieriamo
ancora una volta contro il qualunquismo e ... la delega.
Il 4 marzo noi non ci saremo.
Alle urne, s‘intende. Ma per il resto sì, ci saremo eccome, come sempre, come
ogni giorno, per portare avanti le nostre battaglie di libertà.
La nostra astensione è una
rinnovata forma, una premessa di partecip/Azione, in direzione ostinata e
contraria. E il fatto che la maggioranza degli aventi diritto al voto avrà,
alla fine della giornata non votato come noi, non é di per sé il segno di una
nostra vittoria.
Disertare le urne non basta,
bisogna impegnarsi. Al di fuori e contro il potere.
E non solo il 4 marzo.
Disertare le urne, per
intensificare il nostro quotidiano impegno sociale.
Questo il nostro messaggio. Il
prossimo 4 marzo e oltre.