Il pomeriggio del
29 maggio del
Intorno alle 16.30,
quando alle Porte Palatine si trovavano più di 500 manifestanti, la Polizia decide
di impedire la partenza del corteo, vista la presenza di un gran numero di manifestanti
armati di bastoni. Da subito quindi sale la tensione, la polizia riesce a sequestrare
una decina di bastoni, e in breve tempo si arriva allo scontro. Una trentina di
carabinieri cerca di caricare per far disperdere il corteo che però risponde subito
con grande determinazione. Dalle borse e dalle tasche dei manifestanti spuntano
furori sassi e alcune bottiglie molotov. I carabinieri vengono praticamente accerchiati,
molti militari alti in grado vengono presi particolarmente di mira: il vicequestore
Mastronardi viene colpito da un sampietrino in pieno volto, si accascia a terra.
Giungono i rinforzi,
300 tra reparto mobile e carabinieri. I manifestanti però non si disperdono e riescono
sempre a ricompattarsi. Gli scontri si spostano davanti al Duomo, alcuni manifestanti
vi entreranno per sfuggire alle cariche, altri continueranno ad ingaggiare un violentissimo
corpo a corpo fin sopra le scalinate della chiesa. Gli scontri continuano e si spostano
nelle vie circostanti, nel pieno centro di Torino. Via Garibaldi e la centralissima
piazza Castello sono lo scenario di una vera e propria battaglia: da un lato delle
improvvisate barricate sassi bastoni e molotov, dall'altro lacrimogeni scudi e manganelli.
Sono ormai le 19.15, quando la polizia riesce a sfondare le barricate e a guadagnare
terreno, il corteo non è più compatto, ma i manifestanti non abbandonano le strade
e continuano a fare azioni improvvisate, "imboscate" ai danni di volanti
e blindati che trasportano i fermati (una sessantina).
Solo alle 21 la situazione
sembra essere rientrata sotto il controllo delle forze dell'ordine, che hanno subìto
più di quaranta di feriti, ma il clima è ancora teso e l'aria densa di lacrimogeni.
Auto incendiate, vetrine sfondate, strade disselciate sono l'immagine di una Torino
che (come si legge in un comunicato) quel giorno scese in piazza "per combattere
la repressione padronale e poliziesca, per rendere agli sbirri ciò che si meritano".