“Noi non abbiamo chiesto a voi uomini bianchi di venire
qui. Il Grande Spirito ci diede questa terra perché ne facessimo la nostra casa.
Voi avevate la vostra. Non abbiamo interferito con voi. Il Grande Spirito ci affidò
un grande territorio per viverci, e bufali, cervi, antilopi e altri animali. Ma
voi siete arrivati; state rubando la mia terra, state uccidendo la nostra selvaggina
rendendoci difficile la sopravvivenza. Ora ci dite di lavorare per mantenerci, ma
il Grande Spirito non ci creò per faticare, bensì per vivere di caccia. Voi uomini
bianchi siete liberi di lavorare, se volete. Noi non vi ostacoliamo, e ancora chiedete
perché non ci civilizziamo. Non vogliamo la vostra civiltà! Vogliamo vivere come
i nostri padri e come i padri dei nostri padri.”
Queste la parole
di Tashunka Uitko, ovvero in lingua Lakota “il suo cavallo è pazzo”, perché dopo
la sua nascita, un cavallo selvatico si aggirava nella valle in cui era nato e anche
per il suo modo intrepido di combattere riscontratogli da giovane. Ma Passo alla
storia come Cavallo Pazzo, per gli americani Crazy Horse, forse il più grande condottiero
dei nativi americani, eroe della vittoria contro il Generale Caster a Little Big
Horn, ammantato di leggende . Anche la sua data di nascita è oggetto di mistero,
forse nel 1841, forse nel 1849, ma di certo nacque in una delle 7 tribù Lakota –
il nome Sioux (cioè "Mezzi Serpenti") era un epiteto spregiativo coniato
da indiani rivali- gli Oglala, e fu anche atipico per quella etnia, alto solo
Inoltre Aveva già
rubato molti cavalli ai Crow prima di avere tredici anni e guidò la sua prima spedizione
di guerra prima di compierne venti. Cavallo Pazzo combatté nel guerra del 1865-1868
guidata dal Capo degli Oglala Sioux Nuvola Rossa contro i coloni americani del Wyoming
e giocò un ruolo chiave nella distruzione del battaglione guidato da Fetterman a
Forte Phil Kearny nel 1867. Poi essendo nipote di un leggendario capo tribù e guerriero
Bisonte Nero e suo padre fu uno sciamano, questo aiutò ad accrescere il suo carisma
presso i Lakota ed anche i Cheyenne avendone sposata una donna, unito al suo coraggio
e audacia in battaglia Cavallo Pazzo era visto tra la sua gente come un uomo sacro
al quale “la visione” aveva dato incarico di preservare e difendere le tradizioni
e il modo di vita dei Lakota. Anche se giovane di età, Cavallo Pazzo era un guerriero
leggendario. Cavallo Pazzo guadagnò la sua fama tra i Lakota non solo per la sua
destrezza e audacia in battaglia, ma anche per la sua fiera determinazione nel preservare
il modo di vivere tradizionale della sua gente.
Le sue immense doti
carismatiche e di guerriero, gli valsero la nomina di grande capo guerriero dai
capi tribù Toro Seduto e Nuvola Rossa. Da quel giorno, dedicò la sua vita quasi
esclusivamente nel combattere le armate che tentavano di impadronirsi del loro territorio
e che minacciavano la loro vita e soprattutto la loro libertà. Il 25 giugno 1876,
la battaglia di Little Bighorn, rese Cavallo Pazzo un eroe leggendario. Quando nel
1876 il Dipartimento per la Guerra ordinò a tutte le bande dei Lakota di rientrare
nell'ambito delle riserve loro assegnate, Cavallo Pazzo divenne uno dei leader della
resistenza indiana. Strettamente alleato ai Cheyenne riuscì a radunare un contingente
di Sioux e Cheyenne forte di 1200 persone in un unico villaggio e costrinse il Generale
Crook ad un rapido dietrofront il 17 giugno del 1876 allorquando il Generale stava
tentando di risalire il Rosebund Creek diretto verso l’accampamento di Toro Seduto
sul Little Bighorn. Il 22 giugno, il generale George Armstrong Custer (chiamato
dagli indiani Capelli Lunghi), ricevette l’ordine di recarsi in esplorazione a monte
del fiume Rosebund. Due giorni dopo, i suoi esploratori gli riferiscono che un gruppo
di Lakota andava verso la valle di Little Bighorn ed egli stesso volle accertarsene.
Sottovalutando la forza dei pellirossa, il 25 giugno decise di attaccare gli indiani,
tentando di accerchiarli con tre truppe: quella guidata dal generale Custer, quella
con il capitano Frederick Benteen e la truppa del maggiore Marcus Reno, in cui diversi
italiani ne facevano parte e alcuni di questi sopravvissero alla battaglia. Increduli,
i federali si trovarono di fronte più di 1.200 uomini Sioux e Cheyenne, sotto la
guida del leggendario Cavallo Pazzo, di Pianto in volto, Due lune e Pizi, il quale
costrinsero prima le truppe di Reno alla ritirata, poi quelle di Benteen, per poi
sterminare quasi del tutto le truppe di Custer. In poche ore i federali furono costretti
a trincerarsi, riuscendo a fuggire dalla valle solo quattro giorni dopo e subendo
circa 270 perdite, mentre le truppe indiane, armate solo di tomahawk, arco e frecce,
furono quasi indenni. Dopo questa battaglia, nasce la leggenda che vede Cavallo
Pazzo invulnerabile ai proiettili (a causa di una ferita, forse di striscio, che
non gli causò problemi) e che il suo spirito, ancora oggi sovrasta le capanne indiane.
Dopo questa vittoria, Cavallo Pazzo unì le proprie forze a quelle di Toro Seduto
e il 25 giugno 1876 guidò la sua banda nel contrattacco che portò alla distruzione
del VII Cavalleria guidato dal Generale Custer, assalendo gli americani da nord
e ovest, mentre i guerrieri Hunkpapa Sioux, guidati dal capo Gall, li caricavano
da sud e da est. Ma i successi militari durarono ben poco, i Lakota furono costretti
a fuggire e il 6 maggio1877, 900 Oglala, tra cui Cavallo Pazzo, furono costretti
ad arrendersi e a consegnarsi al comandante Clark di Fort Robinson, che li terrà
sott’occhio in una riserva poco distante. Di Cavallo Pazzo non si conoscono fotografie
certe, a differenza di altri capi indiani non voleva far catturare il suo “spirito”
dai bianchi, e il suo innato senso di libertà lo porto ben presto a d avere problemi
anche in prigionia, portandolo alla morte. Nel mese del settembre del 1877, avrebbe
lasciato la riserva senza autorizzazione per accompagnare sua moglie malata dai
genitori e il Generale George Crook, temendo che tentasse un ritorno alla battaglia,
ne avrebbe ordinato l'arresto. Cavallo Pazzo inizialmente non avrebbe opposto resistenza
ma, resosi conto che lo stavano conducendo ad una prigione, avrebbe cominciato a
lottare con le guardie: mentre veniva trattenuto da un uomo della polizia indiana
che lo scortava, un soldato semplice di nome William Gentiles lo avrebbe colpito
alla schiena con una baionetta, ferendolo a morte: era il 5 settembre, esistono
altre versioni Ma Gli indiani non si sono mai interessati più di tanto nel sapere
come è morto, hanno sempre preferito ricordarlo da vivo.