Sul piano
organizzativo Bakunin faceva leva su due elementi centrali: le masse diseredate
e degradate, soprattutto le plebi contadine e un'avanguardia intellettuale
declassata, emarginata dagli strati sociali superiori, è rimase sempre fedele
alla formula della setta clandestina; sul piano politico la sua rivoluzione,
molto simile alle jacqueriescontadine e al banditismo sociale, avrebbe dovuto
immediatamente abolire lo stato e ogni altra autorità: "Chi dice stato o
diritto politico, dice forza, autorità, predominio: ciò presuppone
l'ineguaglianza di fatto". Accusava i comunisti di essere "nemici
delle istituzioni politiche esistenti perché tali istituzioni escludono la
possibilità di realizzare la propria dittatura" e di essere al tempo
stesso "gli amici più ardenti del potere statale", poiché volevano
costruire una società integralmente dominata e programmata dall'alto. Il
pensiero di Bakunin, apparentemente privo di sistematicità, è in realtà
caratterizzato da una forte coesione intorno ad alcune tesi fondamentali: la
liberazione totale dell'uomo attraverso l'abolizione dello stato, il rifiuto di
qualunque socialismo di stato, la valorizzazione di quelle forze sociali che il
processo d'industrializzazione tendeva ad emarginare. Per Bakunin è lo stato la
causa principale d'ogni forma di oppressione e di tirannia, per cui il
capitalismo non è altro che lo strumento di cui questo ente superiore,
burocratizzato e gerarchizzato, si serve per attuare i suoi disegni. Sono
queste le considerazioni che portano Bakunin a guardare più che alla classe
operaia, nel senso marxiano del termine, alle masse popolari: invece di agire
sul proletariato, che si serve della lotta di classe, egli propone di
trasformare lo stato usando la violenza del sottoproletariato e quindi di
rinviare ad un momento successivo l'attuazione di quei mutamenti sociali da cui
scaturirà la società anarchico-egualitaria. Al centralismo soffocante e
burocratico, nato con l'assolutismo e affermatosi ovunque con la rivoluzione
francese, Bakunin contrappone il comune popolare, dove il cittadino ha la
possibilità di manifestare il proprio patriottismo, identificandosi col libero
sviluppo della collettività di cui fa parte. A loro volta i comuni si
riuniscono in una libera federazione su scala regionale e in seguito le regioni
si uniranno in una federazione ancora più ampia, che, al limite, potrà
estendersi a tutta l'umanità. Per queste idee federalistiche Bakunin è
influenzato dal pensiero di Proudhon, con il quale condivide la convinzione che
per questa via l'umanità possa garantirsi non solo il progresso, l'armonia e la
solidarietà, ma anche la pace.