La
domesticazione sociale progredisce, da un punto di vista antropologico, nei
modi più insospettati. A partire dal 1492, l'espansione del mondo occidentale
ha alterato le lingue del pianeta terra in modo irreversibile. Oggi, metà dei
sei miliardi di individui che popolano il pianeta parlano una lingua
indo-europea come lingua materna. Questa osservazione introduce due
interrogativi: quali furono i vantaggi che permisero a questa lingua di
trionfare, quali quelli che si acquisirono? In cinquecento anni l'inglese e lo
spagnolo hanno supplito alla maggior parte delle lingue indigene di America e
di Australia. Una tale espansione è il risultato di una superiorità, che ha
negli strumenti della domesticazione i suoi capisaldi: armi da fuoco,
diffusione più o meno deliberata di germi infettivi, uso del ferro e dei suoi
derivati, organizzazione politica, disprezzo delle credenze e della cultura dei
domesticati. Gli emigrati bianchi non sono stati i primi colonizzatori
dell'Australia, cinquantamila anni prima lo furono quelli che oggi sono
chiamati aborigeni o neri. Con l'installazione degli inglesi la maggior parte
di loro fu uccisa come conseguenza, diretta o indiretta, della colonizzazione.
Così, nel 1988, il bicentenario della nascita dell'Australia, poteva
festeggiare il fatto che era divenuto bianco.