A Livorno tra il
19 e il 22 Aprile del 1960 si verificano gravi scontri tra la popolazione e i
paracadutisti di stanza in città, vissuti come una presenza intrusa e di
troppo.
Episodi simili
si erano verificati già nel 1919 contro le truppe francesi e il ricordo di tali
eventi e della forza con cui poteva esprimersi la rabbia popolare continuava a
vivere attraverso i racconti.
La scintilla si
accende nel pomeriggio del 18 Aprile, quando un paracadutista si lascia andare
ad apprezzamenti nei confronti di una ragazza che sta passando in compagnia del
fidanzato: ne nasce una rissa, al termine della quale i paracadutisti gridano
con fare minaccioso "Ci vedremo domani: tornate se avete del
coraggio".
I giovani
livornesi colgono la sfida e il giorno dopo si presentano in un centinaio;
nonostante l'intervento della celere, il centro della città è teatro di una
lunga battaglia.
Il giorno
successivo, il 20 Aprile, le persone radunatesi in piazza per ribadire la
propria ostilità nei confronti della presenza dei paracadutisti sono ormai
diventate un migliaio.
Gli ospiti
sgraditi sono trattenuti tutti in caserma su ordine della Questura, che teme il
ripetersi di nuovi incidenti, ma un paracadutista, appena rientrato in città e
ignaro di tutto, passa davanti alla folla e viene riconosciuto ed inseguito.
Un agente dei
carabinieri lo fa salire velocemente sulla volante ma la popolazione accorre ad
impedire che l'auto possa allontanarsi: di qui scoppiano violenti scontri tra
polizia e manifestanti.
A fine giornata
si contano 7 feriti tra la polizia e 55 fermati tra i livornesi.
La rivolta
popolare prosegue nei giorni successivi, intensificandosi sempre più: il 22
Aprile i feriti sono ormai 37, 78 gli arrestati e quasi 200 i denunciati; tra
questi, anche il sindaco, alcuni consiglieri comunali ed esponenti del PCI.
Ma già a
distanza di pochi giorni molti di questi ultimi prendono le distanze dagli
scontri e Nicola Badaloni, sindaco di Livorno, afferma che: "In questo
clima di profondo attaccamento a tutti i corpi dell'esercito, gridiamo viva
Livorno, viva l'esercito, viva l'Italia!"
Mentre il mondo
istituzionale si affretta quindi a cercare mediazioni e a ridimensionare gli
eventi dei giorni precedenti, la popolazione ribadisce invece la propria
opposizione tanto ai paracadutisti quando alle forze dell'ordine che si sono
schierate in loro difesa, poiché visti entrambi come ospiti sgraditi ed
emanazione della forza repressiva dello Stato.