Il cosiddetto «processo dei 66» si
riferisce al processo che avvenne in seguito ad un attentato causato dal lancio
di una bomba al Teatro Bellecour di Lione (ottobre 1882), attribuito ad un
gruppo di anarchici e che vide imputati Kropotkin, Emile Gautier, Felix
Tressaud ed altri.
Il processo iniziò l'8 gennaio 1883, a
Lione, l'accusa agli anarchici è «D'esser stati affiliati o fatto atto d'affiliazione
ad una società internazione, avente per obiettivo di provocare la sospensione
del lavoro, l'abolizione del diritto della proprietà, della famiglia, della
patria, della religione e di aver anche commesso attentati contro la pace
pubblica».
Il 19 gennaio, gli imputati lessero la
seguente dichiarazione per spiegare l'essenza delle loro idee libertarie, e quello
che è l'anarchia e chi sono gli anarchici.
“Che
cos'è l'anarchia, che cosa sono gli anarchici, stiamo per dirvelo. Gli
anarchici signori, sono dei cittadini che, in un secolo nel quale si predica
ovunque la libertà delle opinioni, hanno ritenuto loro dovere di invocare la
testimonianza della libertà illimitata. Si, signori, noi siamo, secondo
l'opinione della gente, qualche migliaio, qualche milione forse “perchè non
abbiamo altro merito che di dire ad alta voce ciò che la folla pensa a bassa
voce“, siamo qualche milione di lavoratori che rivendicano la libertà assoluta,
nient'altro che la libertà, tutta la libertà!
Vogliamo la
libertà, cioè reclamiamo per ogni essere umano il diritto e i mezzi per fare
tutto ciò che gli piace e di non fare ciò che non gli piace; di soddisfare
integralmente tutti i suoi bisogni, senza limiti che le impossibilità naturali
e i bisogni dei nostri vicini ugualmente rispettabili. Vogliamo la libertà e
crediamo la sua esistenza incompatibile con l'esercizio di qualsiasi potere,
quali che siano la sua origine e la sua forma, che esso sia eletto o imposto,
monarchico o repubblicano, che si ispiri al diritto divino al diritto popolare,
alla Santa Ampolla (l'ampolla che conteneva l'olio sacro col quale si
consacravano i re di Francia) o al suffragio universale. Il fatto è che la
storia è lì per insegnarci che tutti i governi si assomigliano e si
equivalgono. I migliori sono i peggiori. C'è più cinismo negli uni e più
ipocrisia negli altri. Nel fondo, sempre le stesse parole, sembra la stessa
intolleranza. Non c'è alcuno, anche dei più liberali, in apparenza, che non
abbia in riserva, sotto la polvere degli arsenali legislativi, qualche buona
leggina contro l'Internazionale da usare contro le opposizioni fastidiose.
Il male, in altri termini, agli occhi degli
anarchici, non risiede in questa forma di governo piuttosto che in quella. Esso
è nell'idea stessa di governo, è nel principio di autorità. La sostituzione, in
una parola, nei rapporti umani, del libero contratto, perpetuamente rivedibile
e annullabile, alla tutela amministrativa e legale, alla disciplina imposta:
ecco il nostro ideale. Gli anarchici si propongono dunque di insegnare al
popolo di fare a meno del governo come comincia a imparare a fare ameno di Dio.
Imparerà anche a fare ameno dei proprietari. Il
peggiore dei tiranni, infatti, non è colui che vi imprigiona, è colui che vi
affama; non è colui che vi afferra per il collo, è colui che vi prende per il
ventre. Nessuna libertà in una società dove il capitale è monopolizzato nelle
mani di una minoranza che diminuisce di numero ogni giorno e dove nulla è
equamente ripartito, neppure l'istruzione pubblica, sebbene pagata coi soldi di
tutti.
Crediamo noi, che il capitale, patrimonio comune
dell'umanità, dal momento che è il frutto della collaborazione delle
generazioni passate e delle generazioni presenti, deve essere a disposizione di
tutti, in modo tale che nessuno possa esserne escluso e nessuno, in cambio,
possa accaparrarne una parte a detrimento degli altri.
Vogliamo in una parola, l'Uguaglianza: l'uguaglianza
di fatto come corollario o piuttosto come condizione primordiale di libertà. A
ciascuno secondo le sue facoltà, a ciascuno secondo i suoi bisogni: ecco quello
che vogliamo sinceramente, energicamente; ecco ciò che sarà, poiché non c'è
prescrizione che possa prevalere su rivendicazioni insieme legittime e
necessarie. Ecco perchè si vuole offrire tutte le ignominie.
Scellerati che noi siamo! Noi reclamiamo il pane per
tutti, il sapere per tutti, il lavoro per tutti, per tutti pure l'indipendenza
e la giustizia”.
Il 28 gennaio, contro gli imputati,
furono emesse condanne molto dure: 4 anni di carcere per gli anarchici
Kropotkin, Emile Gautier, Joseph Bernard, Pierre Martin, Toussaint Bordat... e
da sei mesi a tre anni per 39 altri loro compagni.
Estratto da Documents
d'Histoire, Paris, 1964