Noi rivoluzionari-anarchici, fautori
dell'istruzione generale del popolo, dell'emancipazione e del più vasto
sviluppo della vita sociale e di conseguenza nemici dello Stato e di ogni
statalizzazione, affermiamo, in opposizione a tutti i metafisici, ai positivisti
e a tutti gli adoratori scienziati o no della scienza deificata, che la vita
naturale precede sempre il pensiero, il quale è solo una delle sue funzioni, ma
non sarà mai il risultato del pensiero; che essa si sviluppa a partire dalla
sua propria insondabile profondità attraverso una successione di fatti diversi
e mai con una serie di riflessi astratti e che questi ultimi, prodotti sempre
dalla vita, che a sua volta non ne è mai prodotta, indicano soltanto come
pietre miliari la sua direzione e le varie fasi della sua evoluzione propria e
indipendente.
In conformità con queste convinzioni noi
non solo non abbiamo l'intenzione né la minima velleità di imporre al nostro
popolo, o a qualunque altro popolo, un qualsiasi ideale di organizzazione
sociale tratto dai libri o inventato da noi stessi ma, persuasi che le masse
popolari portano in se stesse, negli istinti più o meno sviluppati dalla loro
storia, nelle loro necessità quotidiane e nelle loro aspirazioni coscienti o
inconsce, tutti gli elementi della loro futura organizzazione naturale, noi
cerchiamo questo ideale nel popolo stesso; e siccome ogni potere di Stato, ogni
governo deve, per la sua medesima essenza e per la sua posizione fuori del
popolo o sopra di esso, deve necessariamente mirare a subordinarlo a
un'organizzazione e a fini che gli sono estranei noi ci dichiariamo nemici di
ogni governo, di ogni potere di Stato, nemici di un'organizzazione di Stato in
generale e siamo convinti che il popolo potrà essere felice e libero solo
quando, organizzandosi dal basso in alto per mezzo di associazioni indipendenti
e assolutamente libere e al di fuori di ogni tutela ufficiale, ma non fuori
delle influenze diverse e ugualmente libere di uomini e di partiti, creerà esso
stesso la propria vita.
Queste sono le convinzioni dei
socialisti rivoluzionari e per questo ci chiamano anarchici. Noi non
protestiamo contro questa definizione perché siamo realmente nemici di ogni
autorità, perché sappiamo che il potere corrompe sia coloro che ne sono
investiti che coloro i quali devono soggiacervi. Sotto la sua nefasta influenza
gli uni si trasformano in despoti ambiziosi e avidi, in sfruttatori della
società in favore della propria persona o casta, gli altri in schiavi.
(M. Bakunin da "Stato e Anarchia", 1873)