2 febbraio 1977. Mentre alla Camera
viene approvata una risoluzione che impegna il ministro dell'istruzione
Malfatti, preoccupato dal precipitare degli eventi all'università, a sospendere
a tempo indeterminato la circolare sui piani di studio, migliaia di giovani si
ritrovano alla Sapienza, dove il giorno prima un gruppo di fascisti aveva
sparato e ferito gravemente due studenti.
In 50.000 partono in corteo dirigendosi
dapprima al Policlinico dove è ricoverato in gravi condizioni Guido Bellachioma
e poi verso la sede del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna che viene
assaltata e data alle fiamme al coro di "Sommacampagna è bruciata, la
nostra vendetta è appena cominciata". A quel punto, in migliaia si dirigono
verso la facoltà di Magistero che è stata occupata, quando improvvisamente in
piazza Indipendenza una 127 bianca irrompe in coda al corteo. Ne escono due
agenti in borghese che iniziano a sparare raffiche di colpi d'arma da fuoco.
Sono le squadre speciali di Kossiga alla loro prima apparizione. Si tratta di
poliziotti in borghese con mansioni speciali per le manifestazioni. Altri spari
giungono dai diversi punti della piazza e dal corteo. Rimangono gravemente
feriti uno degli agenti in borghese e due studenti, Paolo Tommasini, di 24 anni
e Leonardo (Daddo) Fortuna, di 22 anni.
Sono da subito chiare per gli studenti
le responsabilità della polizia nella sparatoria. Nel pomeriggio si tiene
all'università un'assemblea indetta dal Comitato di lotta che denuncia la
trappola poliziesca di piazza Indipendenza e chiede l'abrogazione della
circolare Malfatti.
Intanto il PCI attraverso il suo
giornale si schiera a difesa dell'operato delle forze dell'ordine e accusa gli
studenti cosiddetti autonomi di essere sullo stesso piano dei fascisti. Questa
presa di posizione del Partito comunista, totalmente proiettato verso il
compromesso con la DC, segnerà di fatto una spaccatura insanabile con il
movimento che rivendicava invece la sua autonomia dalle organizzazioni partitiche.
Per i fatti di piazza Indipendenza
nessun poliziotto è stato mai processato. Paolo e Daddo furono condannati per
tentato omicidio e si fecero lunghissimi anni di galera portandosi dietro le
ferite di quel giorno.
L'infernale macchina repressiva di
Kossiga aveva appena iniziato a mietere le sue vittime.