Ilio Baroni è stato un operaio anarchico e un partigiano. Nonostante il Partito Comunista e i
suoi accoliti lo abbiano spesso definito comunista, in realtà Ilio Baroni fu un
militante del movimento anarchico torinese.
Emigrato con la sua famiglia a Piombino, nel primo dopoguerra fa le
sue prime esperienze politiche militando nel movimento anarchico e nel 144° battaglione degli "Arditi del Popolo" contro il
fascismo nascente. Nel giugno 1925 si trasferisce a Torino per sfuggire alla repressione e va ad abitare nel quartiere Madonna di Campagna, per passare poi
in via Desana.
Assunto come operaio alla Fiat Ferriere, mantiene stabili contatti
specialmente con i compagni detenuti. Costantemente sorvegliato dalla polizia per la sua attività politica, nell'estate del 1936, a seguito dello
scoppio della guerra civile spagnola, lascia la penisola insieme ad altri
compagni per aggregarsi ai repubblicani spagnoli ma tutti vengono fermati alla
frontiera dalla gendarmeria francese e rimpatriati in Italia. Rientrato a
Torino, installa un'antenna clandestina che gli ha permette di ascoltare radio
Barcellona e seguire direttamente gli sviluppi della guerra rivoluzionaria.
Quando era nuovamente pronto a dirigersi verso la Spagna, gli eventi delmaggio
1937 e l'omicidio degli anarchici per mano
degli stalinisti spagnoli gli fecero cambiare idea. Nel dicembre del 1937 viene arrestato a Torino e nel giugno seguente viene condannato a
cinque anni di confino nell'isola di Tremiti per attività di propaganda
antifascista ed anarchica.
Tornato in libertà il 6 dicembre 1942,
riprende il lavoro alle Ferriere e diviene autorevole membro del Comitato di
Agitazione torinese, contribuendo al successo degli scioperi nelle fabbriche
del 1943-1944. Dopo l'occupazione della città da parte delle truppe tedesche,
aderisce immediatamente alla resistenza prendendo il comando della 7ª brigata
Squadre d'Azione Patriottica (SAP) "De Angeli" con il nome di
battaglia di "Moro" (Nelle SAP militavano partigiani provenienti da
diverse realtà politiche. Esse si proponevano l'obiettivo di difendere le
industrie, sabotare la produzione fascista e rafforzare la coscienza
antifascista con la propaganda.). Dal mese
dell'ottobre 1944 é uno dei primi sottoscrittori del
giornale «Nuova Era» - a cura di Fioravanti Meniconi, Dante Armanetti, Antonio
Garin e Italo Garinei i cui primi tre numeri
saranno distribuiti nelle fabbriche torinesi.
Il 26 aprile Baroni e i suoi attaccano la stazione
Dora con successo, ma quando giunge una richiesta di aiuto dalla Grandi Motori,
dove infuriava una battaglia tra partigiani e nazi-fascisti in fuga, egli non esita a fornire nuovamente il suo appoggio cadendo
sotto il fuoco tedesco. Il giorno dopo la città sarà completamente liberata dai
fascisti.
«Baroni sa di
rischiare tutto, ma come nel passato mette a repentaglio la sua vita per
proteggere quella degli altri. Ecco Baritono che cerca di recuperare
l'automezzo del suo distaccamento; Baroni è ora completamente allo scoperto e
lo protegge, ma una raffica colpisce in pieno Baritono; Baroni continua a
sparare, poi, d'un tratto, tutto tace; la sua arma non canta più; Baroni è morto; si è accasciato sulla sua arma; è caduto da eroe. (Fabbri).»