Il dominio
dell’uomo sul uomo, perpetuato da millenni sulla grande maggioranza
dell’umanità da parte di una minoranza di privilegiati e giustificato dai suoi
difensori apologisti in base al principio di autorità, è la causa diretta di
tale disagio. È l’autorità di una minoranza che rende dura e poco piacevole
l’esistenza alla grande maggioranza. La forma tipica di tale dominio, la sua
prima più naturale espressione è la divisione della società in una complessa ma
rigida gerarchia, che vede al vertice pochi, liberi, felici e privilegiati,
alla base la grande massa dei servi, di coloro che ubbidiscono in silenzio, e
fra questi due poli, una vasta scala di servi privilegiati, di servi innalzati
dai potenti a guardiani della loro potenza.
Il sistema della
divisione gerarchica è applicato in primo luogo in campo politico, con la
distinzione fra un piccolo gruppo e classe dirigente, accentrata e
accentratrice, un certo numero di funzionari minori e di guardie armate del
potere, e una grande maggioranza di semplici cittadini, il cui compito è quello
di obbedire, e – negli stati più moderni – di sottomettersi volontariamente
alle decisioni prese dalla classe dirigente; in secondo luogo è applicato in
campo economico, con la distinzione fra un piccolo numero di proprietari dei
mezzi di produzione, un numero variabile di aspiranti proprietari o piccoli
proprietari, e la massa dei lavoratori, la cui funzione è quella di produrre e
consumare beni secondo l’interesse dei proprietari del capitale.
L’identificazione
storica tra le classi politiche ed economiche, a dato luogo alla distinzione
della società in classi nette e separate, che vanno dai detentori del potere
alle masse oppresse e sfruttate.
Gli sfruttati
non altro strumento per abolire una volta per tutte le proprie condizioni e
promuovere la propria emancipazione che quello della rivoluzione radicale, in
tutte le sue conseguenze, totale, libertaria, nella distruzione, di ogni centro
di autoritarismo che eserciti il potere dell’uomo sull’uomo.