Chi può, chi
vuole comandare non è più mio fratello, è il mio padrone, e se gli obbedisco
sono suo schiavo. «Ma non è a lui che obbedite, mi rispondono – è alla legge
che egli rappresenta». – «E chi fa questa legge?» – «I rappresentanti del
pensiero e della volontà popolare» – Ebbene, ecco ciò che precisamente nego.
Ci dicano gli
uomini che hanno qualche esperienza della vita e dell’azione politica, sia per
averla esercitata essi stessi, sia per averla vista esercitare dagli altri, se
esiste una identità reale tra i sentimenti che animano il deputato
coscienzioso, quando si trova in mezzo ai suoi elettori alla vigilia
dell’elezione, quando briga per avere i suffragi e immediatamente dopo, e
quelli che trova all’interno di una Assemblea rappresentativa, della quale esso
è diventato membro anche dopo una o due settimane?
A questo
problema, ogni uomo che aggiunga un poco di esperienza a molta coscienza,
risponderà no. Più spesso, in queste condizioni, gli uomini non hanno nemmeno
bisogno di due, e forse anche di una settimana per cambiare; essi si
trasformano da un giorno all’altro; sono totalmente altri uomini, con una
fisionomia nuova, altri sentimenti, altre idee. Nel più rivoluzionario si sente
nascere il conservatore, il conservatore almeno dell’Assemblea di cui ha
l’onore di far parte, contro «le ingiuste e stupide impazienze della
popolazione». Egli non osa ancora pronunciare la parola consacrata: canaglia.
Appena ieri egli
era l’amico appassionato e sincero di questa canaglia. L’ammirava, l’adorava, e
fiero d’esserne amico, giurava su di essa. Perché questo cambiamento? Si sarà
lasciato corrompere così presto? Corrompere, sì ma non per un interesse
personale, dall’irresistibile influenza esercitata su di lui dall’Assemblea.
Quando era circondato dalla canaglia popolare, in presenza dei suoi elettori,
ne condivideva francamente le aspirazioni, gli istinti. Sentiva vivamente i
loro dolori, i loro bisogni, la loro miseria, ed era in buona fede quando
prometteva di difendere i loro interessi ad oltranza, di non essere altro che
il rappresentante fedele del loro pensiero e della loro volontà. Ma, appena
messo piede nell’Assemblea egli si trova in un ambiente completamente diverso.
Là era assalito da ogni parte dalle reali manifestazioni della vita reale,
penetrato e dominato dalle palpitazioni viventi dell’anima popolare. Qui è
circondato di astrazioni, facendosi ogni deputato un dovere di subordinare gli
interessi della base, i bisogni della località, cioè i desideri, il pensiero e
la volontà dei suoi elettori, il mandato che gli hanno conferito e al quale
aveva giurato di essere fedele – perché altrimenti non l’avrebbero eletto –
subordinare a che cosa? All’interesse generale, al pensiero e alla volontà
generale, alla società.
Facendo e
ritenendosi impegnato a fare ogni deputato la stessa cosa, ne viene fuori che
ciò che si chiama interesse generale, il pensiero e la volontà generali sono il
prodotto dell’immolazione degli interessi, dei pensieri e delle volontà di
tutte le località il cui insieme costituisce la società, cioè sono la negazione
delle aspirazioni reali di questa società.
Ma allora questa
negazione, questa astrazione: l’interesse pubblico, la salute pubblica, la
ragione pubblica, la Chiesa o lo Stato, in una parola, che cosa rappresentano?
Siamo generosi e non parliamo ancora degli sporchi interessi personali.
Prendiamo un deputato coscienzioso e onesto e domandiamogli che cosa intende
con questa grandi parole. Risponderà sviluppando tutto un sistema di organizzazione
e di governo, sistema che deve necessariamente considerare come il solo giusto
e vero, perché altrimenti l’avrebbe ripudiato, ma che non è il suo sistema, non
è il sistema assoluto. Chi può, a meno di essere un rivelatore, un profeta, non
desiderare di conoscere il sistema assoluto?
Che cosa bisogna
concludere? Ogni deputato subordinando e sacrificando gli interessi, i bisogni
e le aspirazioni reali dei suoi elettori a ciò che chiama l’interesse pubblico,
li immola in realtà a ciò che gli sembra essere il Bene pubblico, alle sue
proprie idee sugli interessi generali della società – idee alle quali in genere
è tanto più ostinatamente legato, quanto più queste sono ristrette – subordina
quindi in realtà il mandato dei suoi elettori non agli interessi reali del ben
pubblico, ma alle sue astrazioni personali o soggettive.
Non ho quindi
ragione quando dico che è sufficiente diventare un deputato, un rappresentante
del popolo, per divenire subito un rappresentante d’astrazioni, un essere
fatalmente estraneo alle reali aspirazioni della vita popolare? E allora, cosa
diventa l’Assemblea? Una arena in cui si combattono una folla di astrazioni,
molti sistemi, in cui ciascuno è del tutto estraneo, o per meglio dire, ostile
al pensiero popolare, e in cui la vittoria finisce sempre per arridere ai più
abili. Ma i più abili son o generalmente i meno convinti, i meno sinceramente
appassionati, i meno puri … e allora? Allora, questa astrazione del bene
pubblico, del pensiero e della volontà pubblica, che non si sarebbe potuta
mantenere se, contraria agli interessi delle masse, non fosse stata utile a
qualcuno, trova dei rappresentanti e dei difensori molto interessati nella
classe dei legislatori governativi.
Ecco la pura
verità sul sistema rappresentativo.
Michail Bakunin