Anche questa logora legislatura italiana é giunta ormai alla fine. Cosi,
per la gioia di alcuni e la noia di altri, il prossimo 4 marzo gli aventi
diritto avranno di nuovo la possibilità di votare.
“Finalmente si andrà a votare
e torni la voce al popolo", dicono le attuali opposizioni. Mai balla fu
più colossale. Nonostante sia un rituale ormai sfiancato e sempre più depresso,
continua ad essere gabellato per la massima partecipazione democratica. Ad onor
del vero é invece un consunto mezzo per spingerci a scegliere chi ci deve
comandare, una manfrina che viene riproposta con assillante spietatezza da
tutte le forze in lizza, continuando a voler far illudere che chi vincerà sarà
il popolo perché, dicono i partecipanti all'agone, avrà scelto un'altra volta.
In realtà, se proprio di scelta
si vuol parlare, sarà solo l’occasione perché una minoranza che si autoproclama
maggioranza possa scegliere chi dovrà governare per la durata della prossima
legislatura, dimenticando che, come già a suo tempo aveva individuato Proudhon,
essere governato vuol dire essere sottoposto in tantissimi aspetti della vita,
rinunciando ad ogni vera autonomia decisionale. È per caso migliore chi riesce
ad estorcere più consensi? Ha per caso ragione chi vince, solo perché ha vinto attraverso
un gioco di deleghe di potere?
Date le esperienze poco
invitanti in tal senso che la nostra storia ci ha propinato, queste favolette non
dovrebbero più incantare. Non a caso cresce ogni volta il numero delle
astensioni, delle schede nulle e di quelle bianche. Coloro che hanno capito che
non conteranno comunque sono ormai la maggioranza della popolazione, alcuni perfino
consapevoli che partecipare al voto vuol dire soprattutto essere complici di un
sistema politico ingannatore e autoritario. Le percentuali di voto su cui
vengono fatti i governi non sono altro che l’espressione di una minoranza la
quale, compiendo un atto di grande autoritarismo politico imporrà le proprie
decisioni anche a chi a buon diritto ha deciso di astenersi.