A pochi passi
dalle nostre case si producono e si testano le armi impiegate nelle guerre di
ogni dove. Le usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le
vendono le industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso
milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente
interi territori.
Ogni 2 giugno la
Repubblica celebra se stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni.
Lo Stato ha il
monopolio legale della violenza. Guerre, stupri, occupazioni di terre,
bombardamenti, torture, l’intero campionario degli orrori umani, se compito da
uomini e donne in divisa, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico.
Le divise da parata,
le bandiere, le medaglie non sono il mero retaggio di un passato più retorico e
magniloquente del nostro presente da supermercato, ma la rappresentazione
sempre attuale che lo Stato da di se stesso.
La democrazia
reale, strumento duttile di ricambio delle élite, non può fare a meno della
forza militare e poliziesca, modulandone l’impiego in base ai rapporti di forza
che attraversano la società.
La funzione di
polizia e quella militare si intrecciano sempre più. Gli interventi bellici
oltre confine e sui confini sono considerati operazioni di polizia, mentre è
diventato “normale” l’impiego dei militari con funzioni di ordine pubblico: la
distanza tra guerra interna e guerra esterna sta scomparendo.
Con la pandemia
ai militari sono state attribuite funzioni sin allora appannaggio delle forze
dell’ordine: l’osmosi è completa.
Il coprifuoco
serale, tipico dispositivo bellico, non serve a nulla contro il virus ma è uno
dei tanti dispositivi disciplinari sperimentati grazie allo stato d’emergenza
pandemico.
Gli svariati
provvedimenti repressivi messi in campo nell’ultimo decennio per dare scacco
agli indesiderabili, ai corpi in eccesso, ai sovversivi non sono sufficienti
per un governo che ha deciso di mettere sotto controllo militare l’intera
popolazione.
I militari sono
per le strade dei quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile,
dove si allungano le file dei senza casa, senza reddito, precari. Servono a
prevenire e reprimere ogni insorgenza sociale, a mettere a tacere chiunque si
ribelli ad un ordine sociale sempre più feroce.
La chiamano
guerra al virus, ma è guerra ai poveri.
Le nostre già
esigue libertà politiche sono state ulteriormente compresse. Il governo vieta i
cortei, mentre chi lavora o studia è obbligato a prendere autobus sovraffollati,
stare compresso in fabbriche e magazzini insalubri, chiudersi in classi pollaio.
Nel 2020 ci sono
stati 26,3 miliardi di spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al
2019. Quest’anno saranno molti di più. Calcolate quanti posti letto, quanti
ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con questi
soldi. Avrete la misura della criminalità di questo e di tutti i governi di
questi anni.
In un anno di
pandemia sono morte di covid oltre 125.000 persone, cui vanno aggiunte le decine
di migliaia che hanno perso la vita, perché private di esami, visite,
operazioni indispensabili per tenere sotto controllo le gravi patologie di cui
erano affette.
Siamo di fronte
ad una strage di Stato: la sanità è al collasso, ma aumentano la spesa
militare, il sostegno alle grandi imprese, alla lobby del cemento e del
tondino, all’industria bellica.
Il governo
costruirà una nuova base militare in Niger, un avamposto per gli interessi
dell’ENI in Africa. Ogni sei mesi vengono rifinanziate le missioni militari.
Sono oltre 40, tra cui spiccano quelle in Libia, Iraq, Niger, Afganistan,
Libano, Balcani e Lettonia, per una cifra complessiva che supera ampiamente il
miliardo di euro.
Negli ultimi
mesi si sono aperti altri fronti dalla Libia al Sahel sino al Golfo di Guinea
ed è cresciuto il numero di militari impiegati, che ha toccato gli 8.613.
Provate ad
immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi impiegati per
ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per garantire gli interessi
dell’ENI in Africa, per investire in armamenti, militari nelle strade fossero
usati per scuola, sanità, trasporti.
Provate ad
immaginare di farla finita, sin da ora, con stato, padroni, militari, polizia.
Ci raccontano la
favola che una società complessa è ingovernabile dal basso mentre ci annegano
nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle scuole, degli
ospedali, dei trasporti.
Costruiamo
assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti.
Cacciamo i
militari dalle strade, blocchiamo la produzione ed il trasporto di armi,
facciamola finita con tutti gli eserciti.