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lunedì 14 giugno 2021

Red Snake - Le combattenti curde, l’Isis e una guerra mai finita

Caroline Fourest celebra il coraggio delle donne mentre racconta il genocidio yazida e la lotta a Daesh.

Per anni le guerre sono state combattute sul corpo delle donne, ma cosa succede se quest’ultime decidono di imbracciare le armi per proteggere la propria vita e quella degli altri? Ce lo racconta Red Snake. Il film – scritto e diretto da Caroline Fourest – ci conduce direttamente sul campo di battaglia insieme alla Brigata Serpente: un’unità speciale composta da sole donne pronte a lottare contro l’Isis.

Potremmo poeticamente definirle amazzoni o immaginarle come delle vere soldato Jane, eppure questo non renderebbe loro giustizia. Non restituirebbe a pieno il senso del loro coraggio e della loro rivoluzionaria abnegazione. Quella che le porta a smettere di subire ogni oltraggio e violenza, per resistere al nemico che le vede con terrore perché, essere ucciso da una donna, impedirebbe a un jihadista di andare in Paradiso e circondarsi delle vergini promesse. «La loro paura è la nostra forza» spiega infatti la combattente italiana Laura, interpretata da Maya Sansa, all’impaurita Zara.

Una ha scelto di unirsi alla brigata per senso del dovere, l’altra è invece una giovane yazida che, dopo essere sopravvissuta al massacro del suo villaggio ed essere stata venduta come schiava, ha voluto arruolarsi nella Brigata sotto il nome di Red Snake, per vendicare il padre e ritrovare il fratellino che gli uomini di Daesh vorrebbero fare diventare un kamikaze. Ma quello che rappresentano Zara e Laura – insieme alle loro «sorelle d’armi» dagli epici nomi di battaglia come Lady Kurda – sono due volti della stessa Resistenza fatta da donne di origini, estrazioni e culture diverse che si uniscono in un solo fronte, avendo come icona Rosa Luxemburg e in gola un canto, Bella Ciao, per liberare tutti dall’oppressione jihadista. Perché la rivoluzione della Brigata è globale, sociale, politica e, soprattutto, vera. È stata documentata dalle cronache provenienti dalla Siria.

Ed è stata onorata con il Nobel per la Pace assegnato a Nadia Murad: irachena yazida vittima dell’Isis, sopravvissuta alla tratta degli esseri umani, oggi attivista e Ambasciatrice Onu. È la sua storia che, dopo aver ispirato quella di Zara, si interseca con altre vicende reali raccontate dalla regista, fedele al suo spirito da documentarista. Così, nonostante qualche difetto, Red Snake colpisce lo spettatore perché è una storia di guerra ma anche un racconto di formazione che mischia lacrime, sangue e polvere, per svelare le ferite di chi non si arrende alle atrocità del fanatismo religioso. E alla fine ci mette in guardia: per alcune donne la guerra non è mai finita.