1° Maggio 2021. Dal locale al globale, dal particolare al generale: per sovvertire il sistema dello sfruttamento degli esseri viventi e dell'ambiente.
Gli interessi della classe dei lavoratori sono
incompatibili con quelli dei padroni, così come gli equilibri ecologici dei
pianeta sono incompatibili con quelli dei sistema capitalistico.
Lo sfruttamento degli esseri umani ad opera di
caste potenti e ricche costituisce la triste storia infinita dell'umanità; lo
sfruttamento indiscriminato delle risorse dei pianeta è oggi la più grave
minaccia alla sopravvivenza della vita sulla Terra. La marcia inesorabile verso
la distruzione delle foreste e degli ambienti naturali continuerà a produrre
virus sempre più letali.
Questa premessa per dire essenzialmente due
cose: la prima, che questo sistema è il principale nemico dell'umanità, produce
solo diseguaglianze e miseria, guerre e devastazioni al solo scopo di fare
moltiplicare le ricchezze ed il potere di pochi. La seconda: che non è più
possibile pensarsi come entità astratte dal contesto generale, che è
assolutamente insufficiente e pericoloso affrontare solo ed esclusivamente ogni
tipo di problema (il lavoro, il salario, la salute, l'inquinamento,
l'istruzione, la militarizzazione, ecc.) senza cercare i collegamenti con la
realtà generale, senza provare a unificare ogni spicchio di condizione in una
vertenza globale contro il capitalismo e le sue leggi.
Il Primo Maggio è nato scomunicato, sovversivo,
internazionale, perché muoveva dalla consapevolezza che un'offesa fatta ad una
persona o ad una classe in un qualsiasi paese del Mondo rappresentasse
un'offesa fatta a tutti; ed anche una conquista ottenuta in un solo paese non
potesse essere liberamente goduta e mantenuta finché in un qualsiasi altro angolo
della Terra la stessa conquista, gli stessi diritti, venissero negati.
Oggi è necessario riprendere lo spirito
internazionalista dei Primo Maggio ed il suo carattere sovvertitore del sistema
più brutale che l'umanità avesse mai conosciuto, quello statale e
capitalistico, per cercare di bloccare la corsa senza freni alla distruzione
della vita sul pianeta Terra. Questo vuol dire abbattere il veleno patriottico
che divide gli sfruttati; combattere il germe velenoso dei razzismo che fa
deragliare il giusto bisogno di emancipazione sul binario morto della divisione
e della contrapposizione tra individui e popoli; avversare ogni politica di
militarismo e guerra, che sottrae risorse al benessere collettivo, provoca solo
disastri e morte, e arricchisce le lobby dell'industria e dei commercio
bellico, le multinazionali e gli imperialismi predatrici di risorse.
Questo non vuol dire trascurare o sottovalutare
l'impegno quotidiano per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro,
che anzi va incrementato con vero senso di autonomia dai venditori di fumo, dai
burocrati di ogni colore e dai presunti salvatori della patria. Ma la lotta
quotidiana per ottenere un lavoro dignitoso, per una sanità accessibile a
tutti, per salvaguardare i diritti acquisiti e conquistarne altri; per
migliorare la qualità della vita e dell'ambiente in cui viviamo deve svolgersi
con uno spirito di apertura ai grandi problemi strutturali dei sistema da cui
derivano tutte le questioni specifiche, categoriali, locali, collettive o
individuali che siano. Uno spirito che ci deve indurre a sentirci parte di un
tutt'uno, cioè solidali con tutti gli esseri umani vittime dei sistema
capitalistico: nel nostro quartiere, nel nostro posto di lavoro, nella nostra
nazione e nel Mondo intero.
Solo questo è oggi il modo per sovvertire
l'esistente e provare e instaurare una società migliore fatta di persone eguali
e libere, che si autogovernano affratellate fra loro in un sistema non
gerarchico né statale ma federato dei basso, unite nella ricerca della libertà
e del benessere per tutti, nessuno escluso.