..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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giovedì 6 maggio 2021

150 anni fa … Riflessioni sulla Comune (parte 4)

 Gli errori

 

Si era sviluppata una situazione ideale che nessun governo rivoluzionario si era mai sognato di immaginare prima: un esercito a disposizione il cui numero varia, secondo diverse fonti, dai 60.000 ai 200.000 uomini, senza contare l’apporto dato da tutti i cittadini compresi i giovani e, soprattutto, le donne; un apparato di difesa eccezionale costituito da ben sei forti che gli stessi prussiani non avevano potuto espugnare. Se a questo si aggiunge l’esistenza di una zona neutra (quella occupata dai prussiani) attraverso la quale i rifornimenti potevano entrare regolarmente a Parigi senza essere molestati, il possesso dell’immenso tesoro della Banca di Francia valutato a circa tre miliardi di franchi, il generale entusiasmo di tutti, in quanto tutti si rendevano conto dell'eccezionalità dell'esperimento e del fatto che per la prima volta non si lavorava e non si moriva per un re o per un Bonaparte ma per se stessi, per una comunità, si potrà avere un quadro esatto della situazione rivoluzionaria della Comune.

Eppure con tutte queste condizioni favorevoli il risultato non fu positivo, e questo perché la Comune commise degli errori che favorirono la reazione governativa, come la mancata opposizione alle truppe in ritirata, una responsabilità che grava su Charles Lullier, il nuovo comandante della Guardia nominato dal Comitato Centrale.

L'errore più grave fu probabilmente quello di non attaccare immediatamente Versailles, come affermó lo stesso generale Vinoy, scrivendo di “errore gravissimo e irreparabile”, perché il Comitato Centrale non utilizzò “tutti i vantaggi inaspettatamente conseguiti. In quel momento tutte le probabilità erano dalla sua parte. Esso avrebbe dovuto tentare l'attacco il giorno seguente”.

In effetti, gli uomini del Comitato Centrale non avevano nessun piano militare perché essi stessi erano rimasti sorpresi dall'insurrezione spontanea della popolazione: “essi non l'avevano prevista e non avevano fatto nulla per organizzarla. Solo la disgregazione dell'esercito eccitò la loro audacia (sempre parole di Vinoy)”. Anche per Marx, un errore fondamentale fu quello di perdere tempo nell'eleggere legalmente la Comune, invece di marciare subito su Versailles. Ciò avrebbe permesso di far retrocedere almeno il fronte della battaglia in modo da creare uno spazio vitale intorno a Parigi, necessario non solo per il vettovagliamento, ma indispensabile perché così sarebbero state possibili le comunicazioni con il resto della Francia. I tentativi rivoluzionari che vi furono in altre città (Marsiglia, St. Etienne, Narbonne, Bordeaux, Montepellier, Tolosa, Grenoble ecc.) avrebbero potuto essere meglio organizzati e coordinati tra loro, oltre al fatto che avrebbero potuto trarre beneficio dalla conoscenza della verità su ciò che accadeva a Parigi. Invece intorno ad essa fu fatto un cordone sanitario e le fu impedita ogni comunicazione, mentre i veri rivoluzionari non sapevano niente di ciò che effettivamente accadeva, se non le calunnie dei giornali borghesi.

Un altro errore fu quello di non aver voluto impadronirsi delle riserve auree e monetarie della banca di Francia. “Il governo, fuggendo a Versailles, aveva lasciato le casse vuote, narra Louise Michel, gli ammalati negli ospedali, il servizio di ambulanza e funerario erano senza risorse; gli uffici in disordine. Varlin e Jourde ottennero 4 milioni dalla Banca, ma le chiavi erano a Versailles, e non vollero forzare le casseforti; chiesero allora a Rothschild un credito di un milione che fu versato alla Banca”. Cosa spinse il finanziere francese Rothschild a concedere tale finanziamento? Probabilmente questa decisione fu influenzata in maniera determinante dalla pressione esercitata dalla borghesia francese cui premeva innanzi tutto che le riserve della Banca non fossero lese. La semplice concessione del prestito da parte del Rothschild avrebbe consentito ai Comunardi di continuare la resistenza senza ricorrere alle riserve della Banca, sino a quando non fossero state a disposizione le forze militari sufficienti a batterli definitivamente. Non è da escludere che lo stesso Bismarck, così come aveva aiutato Thiers restituendo i prigionieri di Metz e Sedan allo scopo di ricostituire l’esercito per combattere contro Parigi, facesse pressione su Rothschild perché concedesse il prestito in nome della solidarietà borghese.

Eppure l'impadronirsi delle riserve della Banca avrebbe potuto aiutare molto nella lotta contro la borghesia: solo in questo caso essa avrebbe premuto su Versailles perché si concludesse la pace. In definitiva, il controllo della Banca di Francia avrebbe dato loro una forza di contrattazione ben più grande di quella che poteva dare la sola forza militare. Avrebbe anche significato avere i mezzi finanziari per alimentare la rivoluzione non solo a Parigi, ma anche nel resto della Francia.

Siffatto errore si può spiegare solo per il perdurare di certi pregiudizi borghesi in alcuni settori dello schieramento rivoluzionario, come i giacobini e i blanquisti che da poco tempo avevano radicalizzato le proprie posizioni, e anche per il fatto che i Comunardi peccarono di ingenuità politica, data la loro inesperienza, essendo i protagonisti del primo tentativo rivoluzionario del proletario.

I Comunardi non hanno saputo espropriare i ladri. Essi che hanno abolito polizia ed esercito; essi che hanno abbattuto la colonna di place Vendôme, simbolo di oppressione, perché fusa col bronzo di 1200 cannoni conquistati dal primo Napoleone; essi che hanno sanzionato che soli sacrifici leciti sono quelli che le masse sanno imporre ai signori; essi, ancora incrostati d'ideologia, si sono fermati sulla soglia del Tempio Bancario. Fosse dipeso dalle donne (che dovevano, oltre tutto, far da mangiare per i rispettivi figli e mariti), è probabile che un così tragico errore non sarebbe stato commesso.

Ma anche se non hanno saputo espropriare il nemico, travolgerlo col terrore prima di cader vittime del suo terrore, i Comunardi hanno dato veramente l'assalto al cielo; e non per un ideale, ma per estirpare il vecchio (il capitalismo) perché finalmente sorgesse il nuovo (il libertarismo); per porre fine, in altri termini, allo sfruttamento (e conseguentemente alla repressione, alla guerra, alla devastazione dell'uomo e della natura), e dare inizio alla storia umana, una storia di liberi e di uguali, per i quali le risorse sono di tutti (non solo uomini, ma anche piante e animali, tutti indispensabili alla continuazione della vita sulla Terra).

Solo chi mira alla perpetuazione del dominio dell'uomo sull’uomo, imbalsama il passato, per farne il proprio feticcio di legittimazione.

Altra incertezza che ebbero i Comunardi fu di non sequestrare le industrie capitalistiche, sebbene alla fine gli operai finirono per impadronirsi di quelle aziende che erano state abbandonate dai proprietari fuggiaschi.