Permettete che io chiarisca con
due parole non il significato volgare ma quello intimo, vero e proprio della
parola Anarchia che é stata in
questi giorni, insieme cogli anarchici del nostro quieto Vermont oggetto di
tanti e cosi disparati giudizii, di tante discussioni non tutte serene.
Dai giornali idrofobi del
capitalismo conservatore fino ai saccentelli presuntuosi della sociologia
spicciola tutti hanno voluto dire la loro ed hanno sformato, hanno in cosi malo
modo travisato il senso limpido della parola che io ritengo opportuno e
necessario ricercarne pel lettori del Telegrani
il significato, il concetto sincero affinché essi possano giudicare con
spassionata imparzialità.
Anarchia é parola greca che suona non governo, abolizione dell'autorità
dell'uomo sull'uomo, l'ordine fondato sulla completa libertà dell'individuo, lo
stato del popolo che si governa da se stesso senza alcuna autorità.
I nemici dei lavoro e della
giustizia, i parassiti la cui sapienza politica non ha che una meta: vivere senza lavorare hanno coniato e
spendono dell'anarchia una definizione tutta loro propria: essa é confusione,
disordine, caos!
Questa definizione sapientemente
diffusa è divenuta ormai l'opinione di tutti i volghi a cui i nemici del lavoro
presentano gli anarchici come delinquenti orribili, violenti, morbosi, degni
della prigione e della corda.
Chi sono i violenti?
Lasciatemi cercare: Noi, gli
anarchici, vogliamo abolizione dell'autorità perché l'autorità è violenza; noi
vogliamo l'abolizione della proprietà privata perchè la proprietà privata é
furto, la proprietà privata è violenza,
e senz'alcun dubbio, il fattore più fecondo della criminalità. Noi crediamo
nell'internazionalismo perché esso abolirà la guerra che è violenza. Noi aspiriamo all'abolizione delle classi
perché nella differenza delle classi é l’ingiustizia
che genera la violenza. In breve noi vogliamo creare una sola patria, il
mondo; una sola famiglia, l'Umanità.
Non siamo dunque noi i violenti.
Chi sono dunque coloro che come
violenti ci denunziano alla esecrazione del volgo?
Gli orditori subdoli della
guerra, i delinquenti che. per la conquista d'un mercato su cui smaltire i
rodotti strappati al dolore proletario dichiarano la guerra ad un'altra nazione
inviando migliaia di vittime al macello, alla morte.
Sono costoro che chiaman noi i
criminali ed i violenti!
Troppo tardi oramai. Il popolo
che lavora sta rompendo il letargo in cui l'ha per tanti secoli prostrato il
cloroformio dell'autorità; l'anarchia non è più lo spauracchio dei bambini. I
capitalisti possono opporre all'ascensione delle masse la loro violenza
brutale, ma invano: quel progresso non si arresterà; sulle volgari
sofisticazioni trionfa e risplende l'alta e nobile aspirazione dell'anarchia.
Per questo mi tornò strana
l'affermazione del mio ottimo amico Alex Robertson nel Telegram di sabato
scorso, in cui egli nega ogni
simpatia all'anarchismo sapendo che le
attuali condizioni economiche sono il prodotto logico dell'anarchia
dell'industria.
Robertson pur non essendo una
mente volgare alla parola anarchia dà
il significato consueto del convenzionalismo volgare. Se anarchia volesse significare: ciascuno, perse ed al più forte il
diritto, lo stato attuale dell'industria potrebbe dirsi anarchico e le
antipatie di Robertson sarebbero giustificate.
Il male è che il significato
d'anarchia è proprio l'antitesi assoluta di quanto racchiude l'interpretazione
volgare della parola; nessuno meglio degli anarchici sa che la società presente
è il connubio della frode e del delitto in forza di cui il capitale è despota,
il lavoratore, schiavo.
Io penso che la liberazione
dell'umanità dalla sua presente schiavitù non possa inaugurarsi che
coll'abolizione di ogni autorità dell'uomo sul l'uomo, coll'abolizione della
proprietà individuale e nella fede che la pace, l'amore, la fratellanza
arridano all'umana famiglia sono anarchico comunista.
Angel Trueba.
Barre Vt , 5 Settembre 1903
(da Cronaca
Sovversiva anno 1 n° 16 – sabato 19 settembre 1903 – Barre, Vermont)