“La vita e fatta
di selvatichezza. Più si è vivi, e più si è selvaggi. La presenza del
selvatico, non ancora addomesticato, rigenera l'uomo. Colui che si è sempre
spinto in avanti, senza mai riposarsi dalle proprie fatiche, crescendo velocemente
e chiedendo sempre di più alla vita, avrebbe finito col ritrovarsi in un nuovo
Paese o in una nuova landa selvaggia, circondato dalla materia prima della
vita. Era come se si fosse arrampicato sulle propaggini degli alberi della
foresta primordiale."
Heanry David Thoreau (tratto da “Camminare”)
Nato all'ombra
degl bosco, l'individuo selvatico cresce accarezzato dalla musica delle fronde
degli alberi, dal canto allegro degli uccelli e dai versi primigeni degli altri
abitanti della foresta. Il vento e la pioggia espandono ulteriormente la
varietà sonora in questo spazio incontaminato.
La lontananza
della civiltà, della forzata aggregazione umana, ha sviluppato in lui un forte
istinto di libertà, una sensibilità e una intelligenza indomabili. L'unicità selvaggia
ama profondamente la solitudine ma non ignora il vivente, anzi, collabora con esso
e ne condivide il respiro.
Quando il
dominio prosegue nella sua folle operazione distruttiva l'individuo selvatico
lo combatte strenuamente (da solo o insieme ad altri irriducibili ). La cultura
autoritaria fortificata dalla sofisticata tecnologia, cerca di piegare l'io
ribelle condizionandolo attraverso la società, la famiglia, l'educazione, la
religione, il lavoro e il sistema legislativo (su cui si fonda lo stato).
L'uomo delle
selve è refrattario a tutto questo e gode la propria dimensione esistenziale
respingendo con sdegno le nefaste influenze del potere e dei suoi servi. A
volte però questo non è possibile e il conflitto con il dominio diviene aspro,
per non soccombere (e non essere sottomesso) è costretto a rispondere colpo su
colpo. Come sempre succede i padroni accusano il ribelle di essere un criminale
e un terrorista; di conseguenza l'artiglio feroce della repressione si abbatte
sull'indomito. Ma nulla può fare il potere (che si organizza continuamente per
estendere il controllo e costruire nuove prigioni) perché il selvatico
sopravvive sempre alle catene e alle torture; la sua creatività e la sua
energia vitale prevalgono su tutto e su tutti.
Compagno della penombra il
refrattario agisce nel silenzio e sorprende il dominio con azioni
imprevedibili. Protetto dalle notti stellate come dalle nebbie delle montagne e
delle vaste pianure, il ribelle accende improvvisamente la miccia della
libertà. Così, inaspettatamente, si vedono brillare non una ma tante vivide
scintille quanti sono i cuori e le mani che odiano le gabbie.