Questo
movimento, sorto nel 1920 per iniziativa di elementi eterogenei, si sviluppò
rapidamente assumendo caratteristiche marcatamente antifasciste ed
antiborghesi, e fu caratterizzato da un marcato decentramento autonomo delle
organizzazioni locali. Gli Arditi del Popolo assunsero quindi colorazioni
politiche talvolta differenti da un posto all’altro, ma sempre li accomunò la
coscienza della necessità di organizzare il popolo per resistere violentemente
alla violenza delle camicie nere. Gli anarchici aderirono entusiasticamente
alle formazioni degli Arditi e spesso ne furono i promotori individualmente o
collettivamente; per citarne qualcuno basti pensare che in maggioranza
anarchici furono i difensori di Sarzana e che a Parma, fra le famose barricate
erette per resistere agli assalti delle squadracce di Balbo e Farinacci, ve
n’era una tenuta dagli anarchici.
Completamente
diverso fu l’atteggiamento sia dei socialisti sia dei comunisti (questi ultimi
costituitisi in partito nel gennaio 1921). Nonostante la vasta e spontanea
adesione di molti loro militanti agli Arditi del Popolo, entrambe le burocrazie
partitiche presero le distanze e cercarono di sabotare lo sviluppo di quel
movimento. Gli organi centrali del neonato P.C. d’Italia, giunsero al punto di
imporre ai propri iscritti di evitare qualsiasi contatto con gli Arditi, contro
i quali fi imbastita anche una campagna di stampa a base di falsità e di
calunnie. Intervistato circa due anni fa alla televisione il comunista Umberto
Terracini ha cercato ancora di giustificare quella scelta politica. E ancora
oggi, come allora i nostri compagni, vediamo proprio in quella scelta un
esempio tipico della volontà comunista di subordinare la lotta antifascista
alla coincidenza con le proprie mire di egemonia sul movimento operaio. È
evidente che questa critica alla politica dei vertici dei partiti di sinistra
di fronte alle violenze fasciste non coinvolge i militanti di base, che – anche
su posizioni molto differenti - dettero il loro contributo di lotta e di
sangue alla lotta contro il fascismo.
Il disfattismo
social-riformista ed il settarismo comunista resero impossibile una opposizione
armata generalizzata e perciò efficace al fascismo ed i singoli episodi di
resistenza popolare non poterono unificarsi in una strategia vincente.