“Nego la società per il trionfo dell'io. Nego la stabilità di ogni
regola, di ogni costume, di ogni morale, per l'affermazione di ogni istinto
volitivo, di ogni libera sentimentalità, di ogni passione e di ogni fantasia.
Irrido ad ogni dovere ad ogni diritto per cantare il libero arbitrio.
Schernisco l’avvenire per soffrire e godere nel presente il mio bene e il mio
male”.
Renzo Novatore
(Nichilismo,
Anno I, n. 4, 21 maggio 1920)
Nel corso del tempo il pensiero e la realizzazione della libertà
sono stati spesso rimossi o rinviati ad un ipotetico e generico futuro. Il
presente viene concepito come una dimensione transitoria protesa al domani e
quindi inadeguata per una immediata e radicale emancipazione. La cultura
dell'attesa di un benessere e di una liberazione futuri è tipica del dominio,
delle religioni e delle ideologie autoritarie. L'oggi è concepito soltanto come
un punto di partenza per un miglioramento venturo, l'individuo deve
necessariamente sacrificarsi e allenarsi nel presente per ottenere la
paradisiaca ricompensa nel domani. Nella quotidianità una serie innumerevole di
catene ostacola l’appropriazione della vita da parte dell'io, il carceriere non
è solo lo Stato ma anche una parte cospicua della società. L'oppressione
dell'oggi viene vissuta come provvisoria condizione illuminata dalle suadenti
promesse di un imminente riscatto collettivo. Da sempre oceani di parole si
sono riversati dalle alte sfere dei governi (e dei vari messia della politica,
della religione e della cultura) sulle teste degli sfruttati ipnotizzando le
loro coscienze e mistificando la realtà. Il ribelle non si lascia espropriare
il presente, non crede nelle parole dei signori del pianeta e dei loro giullari
prezzolati. Fin dalla nascita l'anarchico si sente estraneo alla società e
comprende chiaramente le imposizioni del dominio. Le ore o i momenti di gioiosa
spensieratezza, di gioco spontaneo con l'altro, di irrefrenabile creatività, di
sogno, di riposo, sono posti sotto il controllo degli adulti (spesso esecutori
più o meno consapevoli del potere). Ben presto il bambino (e il ragazzo) si
renderanno conto quali saranno i modelli culturali autoritari che dovranno
seguire. Il percorso educativo, attraverso la scuola di Stato (o privata) si
adopera alla formazione del “buon cittadino" (e del “buon lavoratore”)
adatti a far funzionare con solerzia il sistema statale-economico e sociale.
Così l'uomo diventa un anello della produzione capitalistica e della
riproduzione umana. La “cultura” della rassegnazione e della rinuncia deve
essere ben assimilata dall'io, il vaccino autoritario deve preservarlo dai
“cattivi impulsi” e dai pensieri sovversivi. Il torpore perenne diventa la
dimensione atemporale dove l'individuo sopravvive nell'illusione
dell'appagamento, ignaro di essere un giocattolo nelle mani del dominio. La
potenza della tecnologia insieme alle varie sostanze artificiali dello
stordimento “paradisiaco" neutralizzano 1'energia vitale dell'io, spengono
la fiamma del pensiero e soffocano la deflagrazione dell`azione. Si comprende
come gran parte dell'umanità “vive” in uno stato larvale. La scintilla
liberatrice nasce nel presente e solo in questo provoca l'incendio che
distrugge il potere. Al refrattario piace godere del gioco illimitato del
pensiero e dei sensi, del caos creativo che si beffa dell'esistente, della
morte, dell'autorità, delle favole inquietanti delle religioni e della morale. L'energia
vitale dell'io appropriandosi del presente rivolta la piramide gerarchica e
nella gioia dell'atto distruttivo si consuma nell'ebbrezza smisurata della
propria e dell'altrui libertà.