Ancora una volta
blindati a Piazza Indipendenza per le operazioni di sgombero dell'immobile di
via Curtatone. Centinaia di famiglie in emergenza abitativa stanno resistendo
dentro e fuori lo stabile.
La mattina del 23
luglio sono ricominciate le operazioni di sgombero dello stabile di via
Curtatone, iniziate il 19 scorso all'alba. Era stato dato l'ultimatum per
uscire dall'immobile. Decine di blindati hanno nuovamente bloccato l'intera
zona. Questa volta però le famiglie si sono organizzate per resistere: dentro
tanti e tante si sono barricate sui tetti e sui balconi, fuori un presidio di diverse
centinaia di persone intona cori e fronteggia la polizia. Senza paura e con
energia i rifugiati sono pronti a resistere per ore.
La questura è in
evidente difficoltà e sta cercando di allontare giornalisti e solidali. Il
comune si dimostra assolutamente incapace nel trovare soluzioni accettabili e
dignitose. La proposta di sistemazione prevede lo smembramento dei nuclei
familiari. Ancora una volta le istituzioni in questa città operano uno sgombero
senza offrire alternative.
Le persone
sgomberate sono circa un migliaio e vengono quasi tutte dall'Eritrea e dalla
Somalia. Dai balconi vengono calati striscioni con scritto "Siamo rifugiati,
non terroristi".
Anche oggi a
Roma sarà un'altra giornata di lotta e di resistenza per chi ha bisogno di un
tetto sopra la testa, anche oggi continua a consumarsi un'altra pagina
vergognosa delle istituzioni di questa città e di questo paese.
Il 19 agosto un
ingente dispiegamento delle forze dell’ordine si è presentato a piazza
Indipendenza per sgomberare un palazzo occupato dal 2013 in cui avevano trovato
casa centinaia di nuclei familiari sfrattati o senza soluzione abitativa. Le
istituzioni predispongono però lo sgombero ma nessuna soluzione alternativa, al
punto che la sera stessa la polizia è obbligata a far tornare ai primi piani
dell’immobile un centinaio di persone, fra le più “fragili”. Alle altre
centinaia persone viene semplicemente detto di accamparsi nei pressi della
piazza, non esistendo alcuna soluzione alternativa. Nel pomeriggio del 23
agosto la polizia, arrogante e dilettantesca, si ripresenta in Piazza
Indipendenza e tenta di sgomberare di nuovo gli sgomberati, pretendendo di
spostarli come fossero bestiame. Incontra però la resistenza decisa degli
occupanti: “siete voi che ci avete detto di restare qui, che questo era il
piano B… e ora ci dite di andarcene?”. La mattina seguente (24 agosto) la
polizia arriva all’alba e aziona gli idranti contro le persone ancora
infagottate nelle proprie coperte, al primo segno di resistenza le carica fin
dentro a stazione Termini. Un funzionario di polizia, furtivamente ripreso da
una telecamera, incita i suoi uomini: “devono sparire peggio per loro, se
tirano qualcosa spaccategli un braccio”.
Si tratta per la
maggior parte di rifugiati etiopi ed eritrei, cittadini, quindi, di due ex
colonie italiane. Sono quindi “quelli che hanno il diritto di restare”, il
paravento dietro cui si nascondono i vari razzisti per dire che non sono
razzisti… indovinate un po’ ? Anche questa volta si invocano ruspe e crociere
per tornare a casa! Peccato che la casa degli sgomberati di Piazza Indipendenza
sia proprio qui. Perché sono qui da anni, perché qui hanno i loro affetti, qui
mandano qui i figli a scuola, qui lavorano, spesso ipersfruttati e sottopagati
nell’industria turistica come tanti italiani.
Cos'è il palazzo di via
Curtatone?
Il Palazzo è
stato occupato nel 2013 dai movimenti per il diritto all’abitare di Roma per
sopperire alla latitanza dell’istituzioni verso le persone senza casa. Grazie
all’occupazione centinaia di persone che non avevano letteralmente un tetto
sopra la testa hanno potuto trovare una sistemazione dignitosa senza levare
niente a nessuno. Il palazzo è infatti la ex-sede di Federconsorzi, uno dei
peggior esempi di mangioneria affaristico mafiosa tipicamente italica, chiusa
nel 1991 per bancarotta fraudolenta.
L’immobile è
stato poi ceduto a un fondo di speculazione immobiliare, Idea Fimit SGR, che lo
ha inserito nel suo pacchetto Omega e lo ha lasciato per anni all’abbandono.
Idea Fimit è tra le maggiori Società di gestione risparmi in Italia, con un
patrimonio attuale stimato a 9 miliardi di euro così diviso: il socio di
maggioranza è De Agostini con il 64,3%, poi INPS con il 27,3% e Carispezia con
il 6%. De Agostini holding gestisce, oltre a Idea FIMIT, anche la concessione
esclusiva del gioco del Lotto in Italia e sta oggi massicciamente investendo
nei cosiddetti Non performing loans, i crediti deteriorati che hanno poi
generato il fallimento di diversi istituti di credito in Italia. Interessante
che tra le altre rendite della De Agostini ci sia anche quella sui migranti.
Idea Fimit è infatti in realtà piuttosto ben disposta verso i futuri rifugiati,
purché rappresentino un business. Il 14 marzo scorso la Prefettura di Roma ha
comunicato di aver individuato proprio in uno stabile del suo fondo Alfha
un'interessante soluzione per uno dei nuovi hub di schedatura dei migranti
previsto per circa cinquecento persone.
A (una
piccolissima parte) degli sgomberati è stato permesso soprattutto di rientrare
dentro il famoso circuito dell’accoglienza. Per 80 persone è prevista la
sistemazione provvisoria in uno SPRAR come se fossero appena arrivati in
Italia. L’attuale locatario dell’immobile di piazza Indipendenza ha invece
proposto per qualche altra decina di persone un breve ricollocamento a Rieti a
non si sa quali condizioni (e con quale tornaconto…). Per il resto (stiamo
parlando di centinaia di famiglie!) nessuna soluzione all’orizzonte, neanche la
strada visto che sono stati cacciati anche da lì.
A dire il vero,
davanti all’inerzia delle istituzioni, una soluzione gli sgomberati l’avevano
trovata da sé, organizzandosi dal basso per prendersi un diritto fondamentale
come la casa. Ora invece si prefigura un nuovo giro dentro meccanismi pelosi di
“buoni samaritani” che non sono né tanto buoni né tanto samaritani.
Il 23 agosto
durante il tentativo di “sgomberare gli sgomberati” un gruppo di donne,
disperate alla vista degli agenti, si è barricato su un terrazzo minacciando di
aprire le bombole del gas e ammazzarsi. Un gesto estremo come troppi se ne
vedono quando si perde tutto e che per fortuna non è stato portato a
compimento. La mattina del 24 sembra che una bombola del gas sia stata lanciata
dalla finestra con alcuni agenti di polizia si trovavano a decine di metri di
distanza. È importante sapere che le bombole sono ormai l’unica soluzione per
scaldarsi e cucinare nelle occupazioni abitative visto che l’art. 5 del Piano
casa di Renzi vieta di allacciare regolari utenze negli stabili occupati,
aumentando ancora il disagio di persone che si trovano già in situazione
precaria. Ci sembra ci sia poco da stupirsi del lancio di oggetti vari. Se
provano a sbattere fuori di casa te e la tua famiglia, se ti umiliano e ti
trattano come un animale ti difendi con cosa hai sottomano: voi non fareste
così? In ogni caso questo gesto sembra aver particolarmente impressionato i
professionisti dell’ordine. La Questura di Roma ha diramato un comunicato
stampa che è stato acriticamente copia-incollato da tutti i giornalisti (alla
faccia del quarto potere!) senza neanche interpellare gli sgomberati o
movimenti per il diritto all'abitare.
I movimenti per
il diritto all’abitare hanno convocato una manifestazione sabato 26 agosto alle
16 a Piazza dell’Esquilino con lo slogan “Roma città aperta: italiani e
migranti mai più senza casa, diritti, dignità”. Ora la facciamo noi una
domanda: riusciremo per una volta a non fare distinzioni che fanno solo il
gioco del sistema e stare dalla parte di chi decide di lottare riprendendosi
ciò che gli spetta?