Nato a Karlsruhe
nel 1870, Gustav Landauer aderì in età giovanile all’anarchismo, difendendone
per tutta la vita i valori e il progetto d’emancipazione. Attivo
prevalentemente a Berlino, dove si era stabilito all’inizio degli anni Novanta,
si legò all’Unione dei Socialisti Indipendenti, un’associazione fondata da
un gruppo di transfughi della socialdemocrazia tedesca ostile al riformismo e
al culto del parlamentarismo dominanti nel Partito. Tra il 1891 e il 1894,
l’Unione si propose di sviluppare un confronto con le correnti dell’anarchismo
che rifiutavano la “Propaganda del fatto” (omicidi politici, attentati a capi
di Stato e di governo e ai vertici delle polizie europee, azioni dimostrative
violente), servendosi soprattutto del suo organo di stampa, Der Sozialist,
di cui Landauer divenne presto redattore, assumendone poi la direzione.
In questo
periodo, egli assimilò il pensiero di Pierre-Joseph Proudhon e di Pëtr
Kropotkin, elaborando una linea cooperativistica autonoma – approfondita nell’opuscolo
del 1895 Una strada per la liberazione dei lavoratori – che gli dischiuse
le porte verso il comunitarismo libertario, in seguito non più abbandonato.
Alla fine del decennio, si aprì per lui un periodo di ripensamento e di studio:
tradusse in tedesco opere di Walt Whitman, di William Shakespeare, di Oscar
Wilde, e si avvicinò alla filosofia del linguaggio di Fritz Mauthner
(1849-1923), tramite il quale scoprì anche le prediche del mistico medievale
Meister Eckhart, che volse in tedesco moderno. Ritornato nel mondo politico,
tra il 1908 e il 1915 animò l’Alleanza Socialista e riesumò Der Sozialist, che
ne divenne la voce ufficiale. La nuova formazione politica si proponeva di
creare comunità accanto allo Stato esistente, nell’ottica i fornire un esempio
di vita basata sul lavoro in comune, a contatto con la terra e al riparo dalle
conseguenze peggiori dell’industrializzazione: alienazione e sfruttamento,
anzitutto.
Dopo la guerra
Landauer partecipò alle vicende della rivoluzione tedesca in veste di Ministro
dell’istruzione popolare nella prima Repubblica dei consigli di Monaco; cadde
vittima della repressione il 2 maggio 1919.
Nel periodo del
primo impegno politico, Landauer aveva risolutamente osteggiato il carattere
determinista e scientista del socialismo dominante in Germania, opponendovi
un’etica fondata sulla prefigurazione del fine ultimo – la società anarchica –
in termini di passione e desiderio e sulla coerente individuazione dei mezzi
adatti al fine. Differenziandosi dal socialismo scientifico, soprattutto nella
forma veicolata dalle correnti ortodosse del marxismo tedesco, egli non pensava
alla “città ideale” quale esito necessario dello sviluppo capitalistico;
credeva infatti che la sua realizzazione dipendesse dall’intervento attivo degli
uomini nella storia. Su queste basi, nel 1907 pubblicò il volume La
rivoluzione, in cui, affrontando il problema della transizione con piglio
eterodosso, esprimeva in prospettiva libertaria il clima culturale dell’epoca.