Cariche, feriti
e tre fermi (due minorenni) per proteggere il nulla della passerella
istituzionale
In un Primo Maggio che stava passando alle cronache per la pioggia e
la stitichezza di presenza delle forze politiche e sindacali – con presenze ai
minimi storici – ci pensano le alte dirigenze cittadine delle forze di Polizia
a dare significato politico alla presenza delle istituzioni.
Alcuni siti on-line - brilla su tutti la filo-governativa La
Repubblica – scandiscono una cronaca già confezionata e di tranquillizzante
conferma delle versioni ufficiali. Si blatera di “guerriglia” e provocazioni
quando, se provocazione c'è stata, è quella di un cordone di celerini comandato
dall'alto, frappostosi improvvisamente tra l'ultimo spezzone “di partito” e
l'inizio dello spezzone sociale.
Era, non a caso, l'unica parte viva di una sfilata altrimenti
muta e ridotta all'osso, con gli scarni numeri di rappresentanza di una casta
politica e sindacale unicamente interessata alla riproduzione del proprio -
privilegiato - posto di lavoro (discorso questo, vero tanto per i vari bonzi
sindacali quanto per i celerini lautamente stipendiati e difesi da tutti i
partiti politici).
La componente più partecipata della giornata racchiudeva i soggetti
protagonisti delle lotte che attraversano questa città e i suoi circondari:
centri sociali, lotta per la casa, studenti, lavoratori della logistica,
sindacati di base, migranti, movimento NoTav.
Numerosi interventi dal furgone hanno attaccato la vuotezza delle
celebrazioni istituzionali, denunciando la sostanziale continuità nel governo
della città, con una sindaca e un presidente della regione che aprivano, a
braccetto, lo striminzito spezzone di testa. Questo è il risultato. Nonostante
l'esperienza nel movimento NoTav, appena arrivano nei tavoli imbastiti delle
istituzioni, si fanno abbindolare... speriamo in buana fede.. ma iniziamo ad
avere dei dubbi... dai meccanismi ben oliati di concertazione da parte della
questura tesi ad un'unica cosa.. accontentare partiti (pd) e sindacati. La
sindaca Appendino aveva tra l'altro dichiarato ai media, a inizio giornata, che
la polizia sarebbe stata invisibile e che la piazza sarebbe stata aperta e
agibile a tutti.
Abbiamo visto qualcosa di molto diverso: a metà di via Roma, un
folto schieramento di celere ha spezzato il corteo, pretendendo di bloccare
l'entrate in piazza San Carlo della componente autorganizzata e conflittuale. È
partita, immediata, una carica a freddo contro quella parte di corteo che aveva
da dire cose poco concilianti. Evidentemente la striminzite rappresentanze
della Cgil, oggi rappresentante unica dell'“unità sindacale”, non
gradivano l'irrompere in quella piazza dei soggetti non garantiti e non
rappresentabili dai loro organismi.
Questa parte del corteo non ha comunque accettato di essere bloccata
e zittita, continuando a più riprese a pretendere l'agibilità della piazza e a
portare il proprio dissenso. Le cariche, indiscriminate e ingiustificate (lo
riconosce oggi perfino La Stampa) si sono ripetute per ben 4 volte. Nel corso
di una di queste, tra numerosi contusi, è stata fermata anche una compagna,
catturata durante una carica in cui era caduta a terra, e successivamente
condotta in Questura.
Emerge, sempre più chiaramente col passare degli anni, il ruolo
sempre più politico e di sostituzione svolta dalla Questura in questa città. Al
venir meno della presenza delle componenti politiche e sindacali istituzionali
(e del senso di questa presenza), le forze di polizia emergono come soggetto
politico. Effetti, tra gli altri, del decreto Minniti recentemente approvato: a
sentire certi discorsi, i Prefetti si montano la testa e sentono di poter
disporre come vogliono di uomini e gestione delle piazze.
La determinazione con cui il corteo ha sopportato le cariche e
guadagnato la piazza, è però il segno chiaro di una indisponibilità sociale ad
essere confinati negli spazi perimetrati da chi lavora solo per la pace
sociale. Non tutti sono disposti ad accettare un Primo Maggio pacificato, per
noi rimane un giorno di lotta!