La politica sociale
La Comune non ebbe il tempo materiale per organizzare un coerente programma di riforme sociali e dovette affrontare solo i problemi più urgenti del momento.
Il problema degli alloggi era certamente uno dei più importanti per una città che aveva subito un lungo assedio. Il 30 marzo 1871 si decretò che per tre trimestri, dal 1° ottobre 1870 al 30 giugno del 1871, gli affitti non erano dovuti (si trattò dunque di un'esenzione e non di un rinvio dei pagamenti degli affitti) in quanto «è giusto che anche la proprietà sopporti la sua parte di sacrifici». Il 25 aprile si requisirono gli alloggi sfitti per assegnarli alle famiglie le cui abitazioni erano state danneggiate dai bombardamenti delle truppe di Thiers.
Il problema del pagamento delle cambiali in scadenza, problema particolarmente sentito da artigiani e piccoli commercianti messi in difficoltà dal crollo dei consumi verificatosi durante l'assedio, fu preso in considerazione dal 19 marzo con l'emanazione di un decreto di rinvio delle scadenze, e il 18 aprile fu stabilito che i pagamenti dovevano essere effettuati dal 15 luglio, in tre anni e senza interessi.
Quello del pignoramento degli oggetti depositati al Monte di Pietà era un altro problema che assillava gran parte della popolazione che, vivendo in generale povertà, era far uso impegnare le poche cose di valore nei momenti di particolare difficoltà. Il direttore del Monte di Pietà aveva annunciato, il 20 marzo, la vendita all'asta, a partire dal 1° aprile, degli oggetti pignorati. Sulla questione ci furono delle divisioni tra coloro che volevano abolire immediatamente il Monte di Pietà «sia per l'immoralità del principio che li regge, sia per l'assoluta inefficacia del loro funzionamento economico». Dopo un decreto di sospensione delle aste, emanato il 29 marzo, fu deciso il 7 maggio di concedere la restituzione gratuita degli oggetti impegnati di prima necessità di un valore pari o inferiore ai 20 franchi: la Comune si assumeva l'onere di rimborsare il Monte, per una spesa che superava i 300.000 franchi.
Per affrontare il problema della disoccupazione, aumentata a seguito della fuga da Parigi dei proprietari di aziende grandi e piccole, il 16 aprile la commissione lavoro istituì una commissione d'inchiesta, a cura delle camere sindacali, che fece un elenco delle officine e laboratori inattivi, inventariò i loro beni e provvide a costituire cooperative di lavoratori che ne presero possesso. Un tribunale arbitrale avrebbe poi commisurato l'entità degli indennizzi spettanti ai proprietari.
Il 27 aprile un decreto stabilì la soppressione delle multe sui salari operai (un'abitudine del padronato del Secondo Impero) e impose la restituzione di quelle inflitte dopo il 18 marzo.