Si avvicina il
25 aprile. Ma forse non c'è soltanto un 25 aprile, ma tanti 25 aprile. Semplificando, si potrebbe dire che
c'è infatti quello di chi voleva in primo luogo garantire la continuità delle
istituzioni statali, quello di chi sognava un'Italia schierata con Stalin e
quello di coloro che di una cosa erano sicuri: che i ponti con quello che era
stato dovevano essere tagliati di netto. Tra questi ultimi c'erano senza dubbio
gli anarchici.
Ma per gli
anarchici il 25 aprile era iniziato più di vent'anni prima. L'anarchismo e il
fascismo d'altronde sono sempre stati in pessimi rapporti. Da un lato
l'aspirazione alla libertà, dall'altro un sistema di dominio che pretendeva di
inquadrare l'individuo in tutto quello che i libertari hanno sempre combattuto:
Dio, Patria e Famiglia. Non c'è da stupirsi dunque se gli anarchici sono sin
1921 tra gli entusiasti sostenitori degli Arditi del Popolo e si battono nelle
loro file in tutta la penisola e sulle barricate di Parma del
Fino ad arrivare al 25 aprile. Un 25 aprile “lungo”, dunque, più di vent'anni e non ristretto solo all'Italia. Ma la Liberazione sembra essere un processo tutt'altro che finito. Nuovi fascismi, nuove forme di dominio, sempre più diffuse e ambigue, segnano il nostro esistente. Per questo ha senso riandare alle parole dei/lle partigiane che lottarono in quei tormentati anni, riascoltare le loro voci e fare in modo che quelle non rimangano mero feticcio storico, ma lasciti, per continuare a cercare di costruire una società libera e solidale.