La politica religiosa
Nel conflitto tra governo di Versailles e Comune, naturalmente la Chiesa
cattolica si schierò subito a fianco del primo. Istituzione profondamente
reazionaria fin da quando stabilì una stretta alleanza con l'Impero romano
garantendogli l'indottrinamento delle masse in cambio della propria
sopravvivenza prima e della propria espansione poi, gestita da una gerarchia di
aristocratici, intollerante per la natura dogmatica dei suoi principi, nella
sua storia fu sempre al fianco dei regimi autoritari e costituì a sua volta un
regime, quello dello Stato pontificio, nel quale la miseria della popolazione
era pari solo alla sua ignoranza.
Al tempo della Comune regnava ancora Pio IX, tenuto per venti anni sul trono grazie
all'appoggio di Napoleone III il quale, nel 1850, con la legge Falloux aveva
garantito alla Chiesa pressoché il monopolio dell'istruzione. Con il decreto
del 3 aprile 1871 il Consiglio della Comune abrogò il Concordato
napoleonico e affermò che «la libertà è il principio basilare della Repubblica
francese» e «la libertà di coscienza è la prima delle libertà», rilevava come
«il clero è stato complice dei crimini della monarchia contro la libertà».
Proclamava all'articolo 1 la separazione dello Stato dalla Chiesa, all'articolo
2 la soppressione del bilancio dei culti, e all'articolo 3 stabiliva che «i
cosiddetti beni di manomorta (mobili o immobili) appartenenti alle congregazioni
religiose» fossero dichiarati «proprietà nazionale».
L'8 aprile fu deciso di dare il bando dalle scuole a
tutti i simboli religiosi, immagini, dogmi, preghiere, insomma a tutto ciò che
appartiene al campo della coscienza individuale.
Benché rimanesse garantita la libertà di culto, molti
parroci abbandonarono le chiese, e questo fatto spinse i club rivoluzionari ad
utilizzarle per le loro riunioni, facendo gridare al «sacrilegio» la stampa
schierata contro la Comune. In altre chiese il culto poteva svolgersi la
mattina, mentre la sera divenivano locali di riunioni dei club.
A Parigi vi erano 69 chiese cattoliche. Una dozzina
furono chiuse con l'accusa di svolgervi attività contro-rivoluzionarie, come
avvenne per la chiesa di Saint-Pierre, a Montmartre, che fu utilizzata come opificio dove
50 operaie confezionavano uniformi militari. Fu poi adibita a deposito di
munizioni, come avvenne anche per Notre-Dame-de-la-Croix e per Saint-Ambroise, mentre quella di Saint-Pierre de
Montrouge fu utilizzata come bastione e durante la Settimana sanguinante fu teatro di una battaglia
accanita tra Federati e versagliesi, che fucilarono tutti i
prigionieri.
Il passaggio dall'insegnamento confessionale a quello
laico, benché auspicato, non si poté attuare per diversi motivi, primo fra
tutti la mancanza di tempo, poi per una certa forza d'inerzia e per la
resistenza del personale religioso.