..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

Translate

giovedì 15 aprile 2021

150 anni fa … L’opera della Comune (parte 5)

 La politica religiosa

 

Nel conflitto tra governo di Versailles e Comune, naturalmente la Chiesa cattolica si schierò subito a fianco del primo. Istituzione profondamente reazionaria fin da quando stabilì una stretta alleanza con l'Impero romano garantendogli l'indottrinamento delle masse in cambio della propria sopravvivenza prima e della propria espansione poi, gestita da una gerarchia di aristocratici, intollerante per la natura dogmatica dei suoi principi, nella sua storia fu sempre al fianco dei regimi autoritari e costituì a sua volta un regime, quello dello Stato pontificio, nel quale la miseria della popolazione era pari solo alla sua ignoranza.

Al tempo della Comune regnava ancora Pio IX, tenuto per venti anni sul trono grazie all'appoggio di Napoleone III il quale, nel 1850, con la legge Falloux aveva garantito alla Chiesa pressoché il monopolio dell'istruzione. Con il decreto del 3 aprile 1871 il Consiglio della Comune abrogò il Concordato napoleonico e affermò che «la libertà è il principio basilare della Repubblica francese» e «la libertà di coscienza è la prima delle libertà», rilevava come «il clero è stato complice dei crimini della monarchia contro la libertà». Proclamava all'articolo 1 la separazione dello Stato dalla Chiesa, all'articolo 2 la soppressione del bilancio dei culti, e all'articolo 3 stabiliva che «i cosiddetti beni di manomorta (mobili o immobili) appartenenti alle congregazioni religiose» fossero dichiarati «proprietà nazionale».

L'8 aprile fu deciso di dare il bando dalle scuole a tutti i simboli religiosi, immagini, dogmi, preghiere, insomma a tutto ciò che appartiene al campo della coscienza individuale.

Benché rimanesse garantita la libertà di culto, molti parroci abbandonarono le chiese, e questo fatto spinse i club rivoluzionari ad utilizzarle per le loro riunioni, facendo gridare al «sacrilegio» la stampa schierata contro la Comune. In altre chiese il culto poteva svolgersi la mattina, mentre la sera divenivano locali di riunioni dei club.

A Parigi vi erano 69 chiese cattoliche. Una dozzina furono chiuse con l'accusa di svolgervi attività contro-rivoluzionarie, come avvenne per la chiesa di Saint-Pierre, a Montmartre, che fu utilizzata come opificio dove 50 operaie confezionavano uniformi militari. Fu poi adibita a deposito di munizioni, come avvenne anche per Notre-Dame-de-la-Croix e per Saint-Ambroise, mentre quella di Saint-Pierre de Montrouge fu utilizzata come bastione e durante la Settimana sanguinante fu teatro di una battaglia accanita tra Federati e versagliesi, che fucilarono tutti i prigionieri.

Il passaggio dall'insegnamento confessionale a quello laico, benché auspicato, non si poté attuare per diversi motivi, primo fra tutti la mancanza di tempo, poi per una certa forza d'inerzia e per la resistenza del personale religioso.