Dunque la dimensione positiva della libertà è eminentemente collettiva;
il suo ruolo, però, consiste nel potenziare la libertà individuale, non nell’indicare
all’uomo le direzioni e il senso ultimo della sua azione, la cui natura rimane irriducibilmente
soggettiva e perciò immune da ogni codificazione di senso proveniente da fonte esterna.
Di qui una delineazione radicale del rapporto tra libertà individuale e contesto
sociale, tra impulso esistenziale ed etica pubblica. Poiché, infatti, “la libertà
individuale e collettiva è l’unica creatrice dell’ordine umano”, ne deriva che da
essa nasce “l’assoluto diritto di ogni uomo o donna adulti di non cercare per le
proprie azioni altre conferme che quelle della propria coscienza e della propria
ragione, di non determinarle che per mezzo della propria volontà e di esserne quindi,
prima di tutto responsabili solo verso se stessi e poi nei confronti della società
di cui fanno parte, ma solo in quanto consentono liberamente di farne parte.
"Non divengo veramente libero se non attraverso la libertà altrui,
così che più numerosi sono gli uomini liberi – e più profonda e più ampia è la loro
libertà -, più estesa, più profonda e più ampia diviene la mia libertà. Si realizza
la libertà illimitata di ognuno per mezzo della libertà di tutti. Confermata dalla
libertà di tutti, la mia libertà si estende all’infinito”.
(Michail Bakunin)