..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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lunedì 26 aprile 2021

150 anni fa … Riflessioni sulla Comune (parte 2)

  

La Comune nacque spontaneamente, favorita da cause concomitanti quali la guerra perduta, le sofferenze dell'assedio, la disoccupazione operaia, la rovina della piccola borghesia, l'indignazione contro un governo inetto e un'Assemblea Nazionale reazionaria. Inizialmente sostenuta da un movimento patriottico che sperava ancora in una guerra vittoriosa, dai piccoli commercianti, dai repubblicani timorosi di un ritorno della monarchia, il peso maggiore fu sostenuto dagli operai e dagli artigiani parigini, che si trovarono soli quando i repubblicani borghesi e i piccoli borghesi se ne staccarono, spaventati dal carattere proletario, rivoluzionario socialista e direi anche libertario del movimento. La necessità di difendersi dall'attacco militare di Versailles concesse poco tempo alle iniziative in campo sociale, ma sufficienti a dimostrare che la Comune e la bandiera rossa sventolante sull'Hôtel de Ville costituivano un pericolo mortale per il vecchio mondo fondato sull'asservimento e sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Il primo decreto della Comune fu la soppressione dell'esercito permanente e la sua sostituzione col popolo armato; veniva, così, a cadere uno dei pilastri su cui si basava tradizionalmente l'autorità dello stato e il popolo in armi assicurava la continuità rivoluzionaria essendo solo esso garante di se stesso.

Nella proclamata Comune non esisteva un baricentro del potere. Le decisioni venivano prese in comune in riunioni cittadine, in «assemblee» come diremmo oggi.

I consiglieri municipali, eletti a suffragio universale, erano responsabili e revocabili in qualsiasi momento. Inutile dire che erano in maggioranza operai. Essi non avevano una funzione parlamentare, ma dovevano rappresentare un organismo di lavoro, esecutivo e legislativo allo stesso tempo. Questo non significava distruggere le organizzazioni rappresentative, ma sostituire ad un organismo parlamentare borghese, in cui la libertà di lavoro e discussione finisce per tramutarsi in inganno, un organo di lavoro: cioè i parlamentari dovevano essere essi stessi a lavorare, applicare le loro disposizioni, verificarle e, quindi, essi in prima persona risponderne ai loro elettori, i quali potevano, in ogni momento destituirli. E per evitare il carrierismo e l'arrivismo, i Comunardi, oltre alla revoca; applicarono un metodo infallibile: per tutti i servizi e pei ogni professione si pagava soltanto lo stipendio che ricevevano gli altri operai. I benefici, le prerogative caratteristiche degli alti funzionari dello stato scomparirono insieme ad essi.

Anche la polizia, finì di essere un corpo separato dalla società, strumento del governo centrale e docilmente manovrabile dalle classi dominanti; venne spogliata da ogni attribuzione politica e trasformata in un organo responsabile e sempre revocabile dalla Comune.

La Comune voleva abolire la proprietà; voleva abolire ciò che fa del lavoro di molti la ricchezza di pochi. Essa voleva espropriare i padroni; voleva trasformare i mezzi di produzione, che sono (ancora oggi) essenzialmente mezzi di asservimento e di sfruttamento del lavoro, in semplici strumenti di lavoro libero e associato.

La Comune aveva dichiarato che avrebbe trasformato le (ancora odierne) sanguisughe: notai, avvocati, uscieri e gli altri vampiri giudiziari, in agenti comunali salariati eletti dal popolo e davanti al popolo responsabili

La Comunesi preoccupò, anche, di spezzare la forza di repressione spirituale, il potere dei preti, togliendo ogni investitura ed espropriando tutte le chiese in quanto corpi possidenti (Karl Marx - La Guerra Civile in Francia)” I preti, così spogliati dalle loro proprietà; perdevano ogni forma di mantenimento a spese dello stato; la loro retribuzione, invece di essere estorta dagli agenti delle imposte, doveva dipendere solo dall’azione spontanea ispirata dai sentimenti religiosi dei parrocchiani, dovevano vivere, quindi, delle elemosine dei propri fedeli, come il loro Dio aveva predicato.

Tutti gli istituti di istruzione furono aperti al popolo gratuitamente e non più formalmente. L'ingerenza della Chiesa e dello Stato fu eliminata. I magistrati e i giudici furono elettivi, responsabili e revocabili come tutti gli altri funzionari.

La Comune di Parigi doveva essere il modello sulla base del quale si dovevano organizzare tutti i grandi (industriali) e piccoli centri (rurali) della Francia, passando dal vecchio governo centralizzato all'autogoverno.

Il vecchio governo centralizzato avrebbe dovuto cedere il posto, anche nelle province, all'autogoverno del popolo. In un abbozzo sommario di organizzazione nazionale, che la Comune non ebbe il tempo di sviluppare, è detto chiaramente che la Comune doveva essere la forma politica anche del più piccolo borgo. Le Comuni rurali di ogni distretto avrebbero dovuto amministrare i loro affari comuni mediante un'assemblea di delegati con sede nel capoluogo, e queste assemblee distrettuali avrebbero dovuto loro volta mandare dei rappresentanti alla delegazione nazionale a Parigi, ogni delegato essendo revocabile in qualsiasi momento e legato al mandat impératif (istruzioni formali) dei suoi elettori.

La Comune portava con se, come conseguenza naturale, la libertà municipale locale, ma non più come contrappeso al potere dello Stato. Quindi per il solo fatto che esisteva la Comune, il potere dello Stato diventava superfluo.

L'esercito permanente avrebbe lasciato posto alla milizia popolare con un periodo di servizio estremamente breve, in maniera da evitare il formarsi di una nuova casta di militari e di un potere contrario agli interessi del popolo.