La Comune nacque spontaneamente, favorita da cause
concomitanti quali la guerra perduta, le sofferenze dell'assedio, la
disoccupazione operaia, la rovina della piccola borghesia, l'indignazione
contro un governo inetto e un'Assemblea Nazionale reazionaria. Inizialmente
sostenuta da un movimento patriottico che sperava ancora in una guerra
vittoriosa, dai piccoli commercianti, dai repubblicani timorosi di un ritorno
della monarchia, il peso maggiore fu sostenuto dagli operai e dagli artigiani
parigini, che si trovarono soli quando i repubblicani borghesi e i piccoli
borghesi se ne staccarono, spaventati dal carattere proletario, rivoluzionario
socialista e direi anche libertario del movimento. La necessità di difendersi
dall'attacco militare di Versailles concesse poco tempo alle iniziative in
campo sociale, ma sufficienti a dimostrare che la Comune e la bandiera rossa sventolante sull'Hôtel de Ville costituivano un pericolo mortale
per il vecchio mondo fondato sull'asservimento e sullo sfruttamento dell'uomo
sull'uomo.
Il primo decreto della Comune fu la soppressione dell'esercito permanente
e la sua sostituzione col popolo armato; veniva, così, a cadere uno dei
pilastri su cui si basava tradizionalmente l'autorità dello stato e il popolo
in armi assicurava la continuità rivoluzionaria essendo solo esso garante di se
stesso.
Nella proclamata Comune non esisteva un baricentro del potere. Le
decisioni venivano prese in comune in riunioni cittadine, in «assemblee» come
diremmo oggi.
I consiglieri municipali, eletti a
suffragio universale, erano responsabili e revocabili in qualsiasi momento.
Inutile dire che erano in maggioranza operai. Essi non avevano una funzione
parlamentare, ma dovevano rappresentare un organismo di lavoro, esecutivo e legislativo allo
stesso tempo. Questo non significava distruggere le organizzazioni
rappresentative, ma sostituire ad un organismo parlamentare borghese, in cui la
libertà di lavoro e discussione finisce per tramutarsi in inganno, un organo di
lavoro: cioè i parlamentari dovevano essere essi stessi a lavorare, applicare le loro disposizioni,
verificarle e, quindi, essi in prima persona risponderne ai loro elettori, i
quali potevano, in ogni momento destituirli. E per evitare il
carrierismo e l'arrivismo, i Comunardi,
oltre alla revoca; applicarono un metodo
infallibile: per tutti i servizi e
pei ogni professione si pagava
soltanto lo stipendio che ricevevano gli altri operai. I benefici, le
prerogative caratteristiche degli alti funzionari dello stato scomparirono
insieme ad essi.
Anche la polizia, finì di essere un corpo
separato dalla società, strumento del governo centrale e docilmente manovrabile
dalle classi dominanti; venne spogliata da ogni attribuzione politica e
trasformata in un organo responsabile
e sempre revocabile dalla Comune.
La Comune voleva abolire la proprietà; voleva abolire
ciò che fa del lavoro di molti la ricchezza di pochi. Essa voleva espropriare i
padroni; voleva trasformare i mezzi di produzione, che sono (ancora oggi)
essenzialmente mezzi di asservimento e di sfruttamento del lavoro, in semplici
strumenti di lavoro libero e associato.
La Comune aveva dichiarato che avrebbe trasformato le
(ancora odierne) sanguisughe: notai, avvocati, uscieri e gli altri vampiri
giudiziari, in agenti comunali salariati eletti dal popolo e davanti al popolo
responsabili
La Comune “si preoccupò, anche, di spezzare la
forza di repressione spirituale, il potere dei preti, togliendo ogni
investitura ed espropriando tutte le chiese in quanto corpi possidenti (Karl Marx - La Guerra Civile in Francia)” I preti, così spogliati dalle loro
proprietà; perdevano ogni forma di mantenimento a spese dello stato; la loro
retribuzione, invece di essere estorta dagli agenti delle imposte, doveva
dipendere solo dall’azione spontanea ispirata dai sentimenti religiosi dei
parrocchiani, dovevano vivere, quindi, delle
elemosine dei propri fedeli, come il loro Dio aveva predicato.
Tutti gli istituti di istruzione
furono aperti al popolo gratuitamente e non più formalmente. L'ingerenza della
Chiesa e dello Stato fu eliminata. I magistrati e i giudici furono elettivi,
responsabili e revocabili come tutti gli altri funzionari.
La Comune di Parigi doveva essere il modello sulla
base del quale si dovevano organizzare tutti i grandi (industriali) e piccoli
centri (rurali) della Francia, passando dal vecchio governo centralizzato
all'autogoverno.
Il vecchio governo centralizzato avrebbe dovuto cedere
il posto, anche nelle province, all'autogoverno del popolo. In un abbozzo
sommario di organizzazione nazionale, che la Comune non ebbe il tempo di sviluppare, è detto
chiaramente che la Comune doveva essere la forma politica anche del
più piccolo borgo. Le Comuni rurali di ogni distretto avrebbero dovuto
amministrare i loro affari comuni mediante un'assemblea di delegati con sede
nel capoluogo, e queste assemblee distrettuali avrebbero dovuto loro volta
mandare dei rappresentanti alla delegazione nazionale a Parigi, ogni delegato
essendo revocabile in qualsiasi momento e legato al mandat impératif (istruzioni formali) dei suoi elettori.
La Comune portava
con se, come conseguenza naturale, la libertà municipale locale, ma non più
come contrappeso al potere dello Stato. Quindi per il solo fatto che esisteva la Comune, il potere dello Stato diventava superfluo.
L'esercito permanente avrebbe
lasciato posto alla milizia popolare con un periodo di servizio estremamente
breve, in maniera da evitare il formarsi di una nuova casta di militari e di un
potere contrario agli interessi del popolo.